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XIII Capitolo Generale EAM – comunicazione n° 1
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoXI CAPITOLO GENERALE FAM – Comunicazione n. 7
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoXI CAPITOLO GENERALE FAM – Comunicazione n. 6
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoXI CAPITOLO GENERALE FAM – Comunicazione n° 3
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoIL PRESEPE: la contemplazione dell’Amore di Dio
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoIX Assemblea Nazionale ALAM: Servire e Regnare
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoNei giorni 22-24 ottobre è stata celebrata a Collevalenza la IX Assemblea Nazionale dell’Associazione Laici Amore Misericordioso d’Italia, sul tema “Amare è Servire”. Sono giunti al Santuario più di cento delegati dai vari gruppi locali, sparsi in tutta Italia, per confrontarsi sullo stato dell’Associazione e definire le linee-guida per il prossimo triennio, e per eleggere la nuova Equipe Nazionale di Coordinamento che è risultata essere così composta:
- Coordinatore: Luca Antonietti di Jesi
- Segretario: Mario Di Tella di Succivo
- Economo: Rosario Vizzini di Caltanissetta
- Consigliere: Daniela De Stefani di Mantova
- Consigliere: Federica Carletti di Collevalenza-Todi
Il nuovo Coordinatore ha quindi riaffermato i principi che devono muovere l’opera dei LAM, secondo gli insegnamenti di Papa Francesco e con lo stile della Beata Speranza di Gesù, e cioè: avviare nuovi processi, camminare insieme per promuovere una Chiesa di vicinanza, di compassione, di tenerezza. Imparare, ogni giorno di più, a muoverci tra le fragilità e le debolezze di questo mondo portando a tutti gli uomini il messaggio della misericordia di Dio.
Durante l’Assemblea si è quindi riflettuto sulle possibili opere di carità da portare avanti anche in collaborazione con la Onlus “Amore Misericordioso nel Mondo”. E’ anche importante ravvivare un nuovo slancio missionario, sia nei nostri ambiti locali, sia affiancando la Famiglia Religiosa. Per i Laici dell’Amore Misericordioso, che festeggiano quest’anno i 25 anni dalla costituzione dell’Associazione, è tempo di ripartire e gli strumenti tecnologici sono di grande aiuto. Durante il periodo della pandemia è stato infatti avviato un cammino di formazione iniziale on-line al quale stanno partecipando numerose persone da varie parti d’Italia.
Buon cammino alla nuova Equipe Nazionale e a tutti i LAM!
Federico Antonucci
1965 – 31 ottobre – 2021: BASILICA DELL’AMORE MISERICORDIOSO
/0 Commenti/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoDio stesso ha voluto dare al Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza una missione comunicata direttamente dal Buon Gesù e chiaramente trascritta in una pagina del Diario di Madre Speranza datata 14 maggio 1949: “Anni più tardi, tu, aiutata da me, con maggiori angustie, fatiche, sofferenze e sacrifici, organizzerai l’ultimo e magnifico laboratorio …; vicino a questo laboratorio ci sarà la più grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso, Casa per ammalati e pellegrini, Casa del Clero, … Però tu devi tenere ben presente che io sempre mi sono servito delle cose più povere e inutili per fare quelle più grandi e magnifiche”.
Scrive P. Giovanni Ferrotti FAM (Madre Speranza … pane e sorriso di Dio, Edizioni Amore Misericordioso, Collevalenza 2007[4]):
Al Vescovo di Todi, quando si costruì il Santuario, parve troppo grande per un paese piccolo, come Collevalenza. Madre Speranza gli aveva risposto: “Eccellenza, vedrà che fra qualche anno esso non basterà per contenere tutti i pellegrini che verranno”. Non ne passarono molti di anni che si rese necessaria la costruzione di una nuova chiesa molto più grande.
“Quando il Signore mi chiese di costruire il grande Santuario – racconta Madre Speranza – io mi spaventai; mi sembra che fu il 25 settembre dell’anno passato (1958), durante la notte. Il giorno 27 andai a Castel Gandolfo e dissi al Santo Padre: ‘Santità, adesso il Signore mi chiede un Santuario!’ Mi rispose: ‘Coraggio, figlia coraggio! Se è il Signore che te lo chiede, perchè ti preoccupi?’ Io continuai: ‘Sì, Santità, però un Santuario non si fa solo con cemento e mattoni, come si è fatto per la casa di Collevalenza; per costruire un Santuario sono necessari molti milioni’. ‘Coraggio, figlia, devi essere più coraggiosa‘. Ed io dicevo tra me: coraggiosa?! Tuttavia non mi persi d’animo”.
L’architetto Julio Lafuente, che aveva già realizzato il Santuario, presentò nel 1962 un progetto originale e moderno che piacque sia alla Madre che ai padri e alle suore. La costruzione iniziò il 6 maggio 1963. Il Vescovo di Todi, Sua Ecc.za Mons. Antonio Fustella, dopo qualche perplessità diede il suo consenso scritto “poichè la costruzione di una chiesa – diceva – è sempre un’opera buona…”. Parole che tradivano forse una certa diffidenza nella possibilità di realizzare un’opera tanto imponente. […] L’ingegner Benedetti, tenendo conto dell’interesse con cui la Madre seguiva giorno per giorno i lavori, intervenendo a volte con osservazioni anche di carattere tecnico che lasciavano tutti sorpresi, scrive: “Posso dire che la vera Architetta è stata lei, che interveniva con passione e con amore manifestando il suo desiderio che il Santuario fosse il più grande e il più bello possibile e divenisse un faro di luce per la gloria di Dio e per attirare le anime”.
L’inaugurazione della Basilica avvenne in maniera molto solenne il 31 ottobre 1965, festa di Cristo Re, Amore Misericordioso. Il Cardinale Alfredo Ottaviani, Segretario del Santo Ufficio, che tanto apprezzava la Madre, volle venire a presiedere la cerimonia. Fu lui a celebrare la prima Messa, insieme a 62 Padri Conciliari corrispondenti ai cinque continenti. Madre Speranza aveva detto: “Vedrete che quando si inaugurerà il Santuario ci sarà tanta gente da ogni parte del mondo. Il Signore me lo ha assicurato“.
Molto significativa la presenza del nuovo Vescovo di Madrid, Sua Ecc.za Mons. Casimiro Morcillo che consacrò l’altare della Cripta dedicato a Maria Mediatrice.
CeSAM. In dialogo con “Fratelli tutti”: oltre le ombre di un mondo chiuso
/in Notizie /da Famiglia dell'Amore MisericordiosoIl 15 e 16 ottobre, si è tenuto a Collevalenza – in modalità mista (presenziale, con il rispetto delle dovute direttive sanitarie, e online) – il XIII° seminario di studio promosso dal Centro Studi Amore Misericordioso (CeSAM), dal titolo «In dialogo con “Fratelli tutti”: oltre le ombre di un mondo chiuso». La parola d’ordine si può dire essere stata ripartenza consapevoli del compito di ripartire col piede giusto per non sprecare l’occasione dataci dalla crisi pandemica che ancora tutt’oggi stiamo vivendo, ma anche con la responsabilità di dover ulteriormente scavare l’enciclica di Papa Francesco interrogandola sul tema dell’Amore Misericordioso.
Ricchi di contenuto e di riflessione sono stati i vari interventi previsti. Ad aprire la prima sessione di studio è stato il professor Sandro Calvani, in collegamento da Bangkok, con una relazione intitolata «Prendersi cura dei miseri: un paradigma rigenerativo di sistemi sociali sostenibili». Notava il professore come l’amore misericordioso è il DNA più diffuso nel mondo in quanto strettamente legato alla felicità. La misericordia si rivela fonte di gioia e fondamento della felicità. Analizzando la Fratelli tutti, evidenziava come la misericordia è la condizione necessaria dell’essere umano; l’amore misericordioso di Dio non è disgiunto (e non può esserlo) dall’amore verso il prossimo. L’uomo, quindi, s’identifica come un “essere sociale” e pertanto non solo il cristiano ma tutta l’umanità, ha insita in sé la dinamica della fraternità. La vera misericordia è un’azione che si rivolge a tutti gli uomini, a tutto il mondo, a tutto il creato. Rinvenendo nell’amore misericordioso il vero motore del mondo secondo il quale chiunque ha il potere di essere strumento di conversione collettiva, e prendendo in considerazione alcuni suggerimenti del papa, Calvani esplica 5 direttive: divenire protagonisti di un cambiamento radicale, trasformazione della concezione in azione concreta, percepire nei fatti il cambiamento d’epoca, consenso sul fatto che la crisi richieda una cooperazione collettiva, la convinzione che c’è qualcosa da fare per ognuno.
A seguire il prof. Piergiorgio Grassi, ha esposto il tema «Fraternità e coscienza storica», quest’ultima come tema di conoscenza per esprimere la fraternità. Da Fratelli tutti nn. 101-111, ha sottolineato come la fraternità nella solidarietà indica due concetti: una prossimità della fraternità quale azione locale e la non surrogabilità della fraternità al denaro (tale per cui i ricchi possono essere solidali ma non fratelli). Solo un fratello abbraccia materialmente e misericordiosamente la povertà dell’altro. Ponendo uno sguardo critico sulla modernità, avanzata e liquida, ha constatato come il “Tu” progressivamente svanisce e Dio non costituisce più un problema: la cristianità si ritrova più fondata sulla carità che sulla trascendenza (questa non viene negata ma è sempre meno nominata). Si chiedeva Grassi riferendosi a Fratelli tutti: “Ma questo documento, può essere veramente considerato, come alcuni fanno, una secolarizzazione del cristianesimo?”. Portando la sua risposta negativa a tale domanda, ha esplicato come la fraternità è eccedente al piano antropologico. Nell’enciclica la fraternità è dichiarata “mistica”, non in senso spiritualistico ma secondo quel piano in cui profano e spirituale si innestano fino a mescolarsi. Volendo individuare il paradigma di Fratelli tutti, Grassi lo individua nell’uscire da sé per andare verso l’altro e facendo dell’altro un’unica cosa con se stessi. A livello storico è innegabile che il sogno di fraternità deve fare i conti con il paradosso della globalizzazione in cui prevale un interesse nazionale utilizzato per eventi di separazione più che di fraternità: “la cultura odierna ci rende vicini ma non fratelli”. Una coscienza storica come quella odierna, si rivela in uno stato di profonda crisi in cui prevale il “presentismo”, producendo un uomo-istante che predilige il presente a discapito del passato e del futuro. Per il cristiano però, ad esempio la tensione verso il futuro, auspica la certezza che Dio resta fedele alle sue promesse (cfr. 2Pt).
Ad aprire la seconda sessione nel giorno seguente, 16 ottobre, è stato il giornalista Marco Iasevoli, in collegamento da Roma, con una relazione intitolata «L’uomo-algoritmo e la comunicazione senza pietà: come uscirne». Ha analizzato come spesso cerchiamo di comprendere l’influenza della comunicazione sull’uomo rivelandosi, questa, una visione riduttiva che non aiuta ad affrontare il problema: l’algoritmo della comunicazione non è esterno alla persona ma è la persona stessa a scriverlo. Ha evidenziato Iasevoli come l’uomo, su determinati palcoscenici virtuali, sia arrivato a spogliarsi di ogni pietà. La persona perde il suo valore sui social non arrivando, forse, a comprendere pienamente che la vita digitale non è qualcosa di altro dal reale ma è parte integrante di quest’ultimo, non qualcosa di esterno. Certamente si necessita di un’educazione digitale imminente ma ci si rende anche conto di come non vi sia, ad oggi, un apparato legislativo capace di legiferare il mondo digitale.
A concludere la mattina, e di conseguenza il seminario, è stata la relazione «Riflessioni sulla speranza: un dialogo tra Fratelli tutti e la Sacra Scrittura» tenuta da sr. Ombretta Pettigiani. L’uomo – affermava – è capace di sperare fino alla fine in quanto la speranza è una dimensione costitutiva della vita umana. La speranza è chiamata a cambiare il nostro oggi poiché il futuro bello esiste e tocca il nostro presente. Analizzando Fratelli tutti, ha individuato un primo passo verso la fraternità che è quello del coraggio della verità: come i profeti, papa Francesco mette la verità in campo in quanto siamo prima di tutto chiamati a confrontarci con la realtà. Siamo abitati dalla speranza insegnataci da un Dio che tesse relazioni di speranza. Dio è il primo che spera (cfr. Gen 1,1-2,4a; Is 5). Innanzitutto Dio crea un progetto bello, la sua creazione, nella quale spera, e non ha paura di consegnare il suo progetto alla libertà umana capace di passi falsi: Dio non è ingenuo ma per primo ha speranza, osa! Dio spera, e questo nella Bibbia lo si nota con molta frequenza, soprattutto nei salmi. La speranza, quindi, apre percorsi di speranza, si concretizza in un cammino; i percorsi si fondano sulla certezza che Dio ama i suoi figli ed è proprio su questo fondamento che il cristiano osa vivere la sua vita. La vita felice, di conseguenza, è quella in cui vige l’amore poiché la felicità è la nostra capacità di darci, di amare: una vita spesa ad insegnare l’amore.
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