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AUGURI MADRE SPERANZA

7° Anniversario della Beatificazione

“L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato la piccolezza della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Nella festa della Visitazione, quel 31 maggio 2014, abbiamo cantato le parole di Maria nel Magnificat, e dopo il sigillo della Chiesa, da 7 anni tutto il popolo di Dio può chiamare e venerare come “Beata” la Madre Speranza di Gesù, Fondatrice della nostra Famiglia dell’Amore misericordioso. Benedetta sia la misericordia del Signore, che innalza gli umili, e ha glorificato la sua serva Speranza!

Ben a ragione Papa Francesco, il giorno dopo la Beatificazione, ha detto a tutti in piazza San Pietro: “Facciamo un applauso alla Beata Madre Speranza!”. Meriti davvero un applauso, carissima Madre nostra, tu così schiva del rumore e della gloria mondana. Meriti la lode e la venerazione per ciò che lo Spirito di Dio ha compiuto nella tua vita.

Beata te, Speranza di Gesù, perché sei stata infaticabile Apostola dell’Amore misericordioso del Signore, affinché tutti arrivassero a conoscerlo “non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con tutti i mezzi il modo di aiutare, confortare e far felici i suoi figli”.

Beata te, che, ispirata dal Signore, hai proposto una medicina salutare alla disperazione e spalancato la via sicura della speranza, quando hai detto che “anche l’uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più abbandonato è amato con immensa tenerezza da Gesù, che è per lui un Padre e una tenera Madre”, e che “quanto più un uomo è debole, povero e miserabile, tanta maggiore attrazione Gesù sente per lui, cioè, la sua misericordia è più grande, la sua bontà straordinaria”.

Beata te, perché ci hai indicato nel comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, l’unica via percorribile per una convivenza pacifica tra le persone, condizione imprescindibile per una civiltà dell’amore, che faccia presente nel mondo il Regno di Dio.

Beata te, perché sei stata buona samaritana di tante persone ferite nel corpo e nello spirito, perché hai asciugato tante lacrime e acceso tanta speranza. Ti sei chinata con amorevole cura sulle piaghe più dolorose dell’umanità. In particolare sei stata madre dei piccoli e dei poveri, nei quali vedevi “i beni più cari del buon Gesù”. Sei stata sorella e madre dei sacerdoti, nei quali vedevi i ministri della misericordia del Signore, loro stessi bisognosi di tanto amore e misericordia. Di loro ti sei presa cura con squisita delicatezza e premura materna, perché venissero aiutati ad essere pastori secondo il cuore misericordioso del Signore.

Beata te, che hai imparato tutto ciò alla scuola del tuo Sposo, contemplando l’Amore Crocifisso, soffrendo e amando con Lui, cercando di piacere a Lui in tutto, accogliendo tutti, fino al punto di far diventare la tua anima “un abisso senza fondo, capace di prendere su di sé e annientare tutte le malvagità dei fratelli… implorando il perdono e la misericordia per i poveri peccatori…”.

Beata te, perché hai creduto con una fede viva, hai sperato con una speranza ferma, appoggiata sulla roccia dell’Amore del Signore, hai amato con amore ardente il buon Gesù e con carità eroica tutti.

Grazie Madre!                                                         

P. Aurelio Pérez fam

31 Maggio 2014: IL GRANDE GIORNO

Madre ricordati di me”

Beatificazione M.Speranza di Gesù
31 Maggio 2014

Amici miei,

Spesso mi sento come Doris del film Alla ricerca di Nemo. Non ho memoria.

Per ricordare qualcosa di quel 31 maggio di sette anni fa, sfoglio nervosamente la mia agenda di allora.

Leggo nomi, numeri di telefono, indirizzi e-mail; note di incontri, segni concreti di un anno ricco di impegno, secondo passo importante del processo di canonizzazione, nel quale Papa Francesco proclama “beata” Madre Speranza di Gesù.

La mia prima ricerca non mi ha soddisfatto. Apro allora il mio Diario personale e leggo una sola frase, scritta il 26 maggio: “Si avvicina il grande giorno”.

Perché? Tutto troppo intenso per essere raccontato?

Non mi resta che superare la mia reticenza e chiudere gli occhi. Che cosa vedo?

Il sole dietro le nubi, nonostante il 31 maggio fosse una giornata piovosa.

I giovani, sulle scalinate del Santuario, una ola di colori pronta a rompere le fila e far piovere la gioia!

I volontari, gentili, attenti e capaci di guidare le persone nei settori predisposti.

Le autorità e le forze dell’ordine che danno un’aria così solenne a questo giorno di festa.

I ministri, diaconi, sacerdoti, vescovi ed infine il Cardinale… che con passo anche troppo celere raggiungono il palco predisposto per la celebrazione mentre il coro e l’assemblea cantano: Venite, audite … Venite, ascoltate… quanto ha fatto il Signore per l’anima mia.

Vedo ancora i superiori generali della nostra Famiglia religiosa che salutano i presenti.

Le consorelle e confratelli, che da una parte o dall’altra della piazza, o magari lontani, sono commossi e grati.

I pellegrini, tutti figli della Madre, devotamente riempiono la piazza. Il Signore li convoca, ma è Lei che li accoglie ancora una volta. Che li accoglie sempre.

Ma soprattutto vedo e ricordo gli occhi di Madre Speranza, quando, con sincronia perfetta, viene tolto il velo che li nasconde e tutta la piazza prorompe in un applauso lungo e caloroso.

Audite… così recita l’antifona di ingresso e questo invito mi porta a spostare la mia attenzione sull’udito. Che cosa sento?

Le campane a festa, di cui anche il Cardinale fa memoria!

Il Coro Marietta Alboni, che anima con tanta grazia e puntualità la celebrazione, ma anche l’assemblea, una parte della quale formata da numerosi cori della nostra Diocesi di Orvieto-Todi. Purtroppo la pioggia ha inzuppato il microfono che doveva amplificare la voce del popolo… Un silenzio che mi fa soffrire, ma che certamente non toglie nulla, anzi aggiunge umiltà all’impegno generoso di tutti i coristi.

Ascolto la Parola, che il 31 maggio parla di Maria, della sua Visitazione ad Elisabetta, e riconosco facilmente la melodia della vita santa della Madre:  Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità.

La mia stessa voce, poi, avvolge la gente come un abbraccio, mentre canto le parole di Isaia, Mia forza e mio canto è il Signore, sulle note dell’organo del Santuario! Un’emozione indescrivibile!

Sento la voce autorevole del Cardinale Angelo Amato mentre dice, quasi fosse uno di casa, uno di noi: Madre Speranza contagiava di speranza… Era protagonista di una carità gratuita come quella dell’amore misericordioso di Dio, che ama con immensa tenerezza anche l’uomo più perverso.

Odori, sapori sono più indistinti, a parte quelli del buon pranzo che segue la celebrazione e che rinfranca i corpi, mentre il sole accarezza migliaia di sorrisi!

Quando la memoria funziona, sappiamo chi siamo, ma per sapere chi siamo chiamati ad essere, abbiamo bisogno di immaginazione. E questa si nutre di… immagini, per l’appunto!

Quindi, vi saluto con l’immagine della Beata Speranza di Gesù!

La sua immagine, come vorrei che facesse il giro del mondo!

Quando ho parlato di Lei ai bambini filippini storpiando la loro lingua e facendomi aiutare per essere compresa, avevo nel cuore lo stesso desiderio ed una certa impazienza!

Che cosa possiamo fare perché il grande giorno da ricordare ci proietti in un grande futuro da costruire? Che cosa fare perché tutti conoscano Madre Speranza? O meglio, perché tutti conoscano Dio come Lei lo ha conosciuto?

Personalmente, provo a vivere come Lei, provo ad amare con tenerezza.

E quando non ci riesco, le parlo e dico semplicemente: Madre, ricordati di me!

Ma voi, cari amici, magari avete idee migliori, perché allora non ce le raccontate?

Grazie e… buona festa a tutti!

Sr. Erika di Gesù Bellucci, E.A.M.