“PAGO IO PER LORO”

a cura di P. Massimo Tofani FAM
Estratto dalla Rivista “L’Amore Misericordioso” – Agosto 2023

L’offerta di Madre Speranza come vittima all’Amore Misericordioso all’origine della fondazione dei Sacerdoti diocesani con voti

Madre Speranza per un particolare disegno divino ha sentito forte nel suo cuore il desiderio di soffrire ed offrirsi vittima al Signore, per ottenere con la sua offerta, la conversione, la riparazione e la santificazione dei sacerdoti.

Le situazioni di difficoltà del clero sono ben comprese da Madre Speranza e per questo suscitano in lei una materna compassione. Il desiderio della santificazione sacerdotale è così ardente che la spinge a chiedere a Gesù di non lasciarla mai senza sofferenze e soprattutto ascrivere i suoi meriti a favore dei sacerdoti; pertanto vive così in una condizione di continuo olocausto, di “martirio continuo” e di conseguenza spende tutte le sue energie per la vita dei sacerdoti. È così vivo questo desiderio tanto da imitare Gesù, anzi diventare come lui sulla croce, finché il mondo non sia santificato e abbia riparato le sue mancanze.

Per comprendere ancora meglio l’offerta riparatrice di Madre Speranza, è necessario in generale chiarire che la “spiritualità della riparazione” non è una semplice devozione, ma è una chiamata che rientra nel sacerdozio battesimale proprio di ogni cristiano, perché è sostanzialmente una chiamata ad amare: amare Dio – che tanto viene offeso dai peccati dell’umanità – e amare il prossimo, in quanto è possibile “supplire” e riparare alle insufficienze degli altri amando, pregando e offrendo sacrifici per la loro conversione, come ci indica Cristo stesso, con la sua parola e con il suo esempio.

Per capire lo spirito di riparazione in Madre Speranza è necessario anche compiere un collegamento storico con gli eventi straordinari avvenuti a Fatima dove la Vergine ha chiesto la riparazione per la conversione dei peccatori, fatti avvenuti circa un decennio prima che Madre Speranza compisse la sua prima offerta vittimale. Tutto ha origine il 18 dicembre 1927 quando Madre Speranza scrive nel suo Diario: «Questa notte mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto, che non debbo desiderare altro che amarlo e soffrire, per riparare le offese che riceve dal suo amato clero. Debbo far sì che quanti vivono con me sentano questo desiderio di soffrire e offrirsi come vittime di espiazione per i peccati che commettono i sacerdoti del mondo intero. Devo adoperarmi con tutte le forze per cercare solo la sua gloria, anche se ciò comporterà il disprezzo di me».

Offerta che viene solennemente rinnovata il 21 marzo 1940, Giovedì Santo, giorno sacerdotale per eccellenza: «Gesù mio, oggi, giovedì santo, rinnovo l’offerta fatta al mio Dio nel 1927, quale vittima per i poveri sacerdoti che si allontanano da Lui o l’offendono gravemente. Ti chiedo, Gesù mio, di non lasciarmi un solo istante senza sofferenze o tribolazioni e di fare che la mia vita sia un martirio continuo, lento ma doloroso, in riparazione delle offese di queste povere anime e per ottenere loro la grazia del pentimento. Gesù mio, il mio desiderio sia solo quelle di patire costantemente ad imitazione tua, che volesti essere battezzato con il terribile e doloroso battesimo della tua passione». (Diario 18, 610). Il voto di vittima vinee rinnovato col proposito di soffrire facendo sì che la sua vita diventi tutto un dolore senza un minimo di sosta.

Tra le varie sofferenze spirituali, Madre Speranza ha dovuto affrontare anche il passaggio tra la notte oscura dei sensi e la notte oscura dello spirito. Da malattie (a volte di origine misteriosa) che spesso l’hanno condotta sulla soglia della morte, è passata per la disistima degli altri, diventando in alcuni casi vittima di vere e proprie ingiustizie. Ha sofferto per la derisione, la solitudine, le vessazioni sull’anima ed anche fisiche da parte del demonio, fino ad arrivare alla tristezza più profonda, come quella vissuta da Gesù nel Getsemani.

Di tutta questa sofferenza ne fa fede il suo Diario sul quale annota il 4 ottobre 1941: «Ti prego, Gesù mio, abbi pietà di me e non lasciarmi sola in questi momenti di aridità e oscurità. Ti cerco, Gesù mio,  ma non ti trovo; ti chiamo e non ti sento; sono finite per me le dolcezze del mio Dio. Che tormento, Gesù mio! Quale martirio! Solo tu lo sai apprezzare e a te offro tutto in sconto delle mie ingratitudini e delle sofferenze che ricevi dai sacerdoti del mondo intero» (Diario 18, 660). Il 25 novembre continua dicendo a Gesù: «accetto di cuore tutte le prove, le tribolazioni e le angosce che permetterai mi accadano; le accetto in riparazione dei peccati di tutti i sacerdoti» (Diario 18, 700) e nella notte di Natale dello stesso anno rinnova la sua offerta: «Sento il trasporto a rinnovare l’offerta come vittima di espiazione in riparazione delle offese dei sacerdoti del mondo intero» (Diario 18, 707).

Ancora una volta Nostra Madre affida tutta la sua vita al Buon Gesù sempre con la stessa intenzione di riparare per i sacerdoti ed il suo conforto, in mezzo alla tempeste che periodicamente si accentuano, sta proprio in questa offerta.

 

I Figli dell’Amore Misericordioso nei piani del Cielo

I sacerdoti hanno un posto del tutto particolare nel cuore di Madre Speranza, per questo motivo pensa ad un aiuto concreto. Sostenuta dalla sua offerta in riparazione delle offese del clero a Dio, da fondamento all’opera concreta dei Figli dell’Amore Misericordioso a favore del clero. Sono le due facce di un’unica e medesima grazia del buon Gesù: i Figli dell’Amore Misericordioso e la sua sofferenza per il clero.

Il 13 febbraio 1942 scrive: «Oggi, grazie al buon Gesù, sto migliorando e penso che avrò la grazia di fondare la Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e soffrire ancora per i poveri sacerdoti che hanno avuto la disgrazia di offendere il mio Dio» (Diario 18, 740).

A rigore storico però una prima menzione della fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso la ritroviamo sempre nel Diario l’8 marzo 1929: «Il buon Gesù mi dice che è giunto il momento di scrivere le Costituzioni che più tardi serviranno alla Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e molto presto alla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso; da queste dovrò estrapolare quanto si riferisce al ramo femminile, lasciando da parte quanto più tardi dovranno osservare i Figli dell’Amore Misericordioso, . Questo mi ha spaventato moltissimo, perché non sapevo né cosa metterci, né tanto meno cosa fare» (Diario 18, 31; cfr. Diario 18,37-38).

Madre Speranza, pur avendo come scopo la fondazione delle Ancelle, pensa ai FAM e prima ancora al clero, senza una sua volontà originaria, ma condotta direttamente dal buon Gesù, in virtù di quel voto fatto il 18 dicembre del 1927.

Non dobbiamo dimenticare che da fanciulla la Madre fu educata in casa del parroco del suo paese e vi rimase fino al 15 ottobre 1914 quanto partì per farsi religiosa. Gli anni della sua infanzia e la benevolenza del parroco, nonché delle sue sorelle che vivevano con lui, sono rimasti impressi in maniera indelebile nel cuore della futura Madre Speranza. In quella casa ha avuto modo di conoscere, almeno in parte, come viveva il clero del tempo e questa esperienza è stata fondamentale per l’educazione della futura Madre Speranza e sicuramente è all’origine della sua sensibilità per i problemi dell’ambiente sacerdotale. Se vogliamo, possiamo intendere la permanenza in casa di Don Manuel come una preparazione remota a quella che sarebbe stata la sua missione in favore dei sacerdoti.

Con il passare del tempo l’amore ai sacerdoti e la fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso diventano sempre più un tutt’uno, fino al punto che Madre Speranza chiede al buon Gesù che gli eventuali meriti acquisiti nella sua vita, potessero essere tutti ascritti a favore dei sacerdoti, lasciandola invece con tutte le sue pene che dovrà scontare in purgatorio, non avendo più meriti per ripararle in questa vita perché tali meriti li ha offerti in favore dei sacerdoti, in riparazione delle loro colpe a favore della loro santificazione.

L’ardore materno per i sacerdoti cresce sempre di più e il 16 giugno 1942 scrive: «Gesù mio, fissa lo sguardo soltanto sul fatto che i poveri sacerdoti che ti offendono, deboli nello spirito e nell’amore per te, sono molti e che io desidero soffrire costantemente in riparazione delle offese di questi tuoi poveri ministri» (Diario 18,794). I Sacerdoti in peccato mortale sono molti e per questo è necessaria un’offerta costante, senza sosta, pertanto continua dicendo: «Perdonami ancora una volta, Gesù mio, e punisci la mia vigliaccheria con ogni sofferenza, angustia e dolore e fammi vivere in riparazione delle offese che ricevi dai tuoi sacerdoti. Non permettere che io pensi a me stessa, ma solo a te» (Diario 18, 823).

Parole queste sgorgate dal cuore di Madre Speranza pochissimi giorni dopo aver emesso la sua professione perpetua (12 giugno).

La riparazione per le offese dei sacerdoti è sempre più forte tanto che il 9 novembre 1942 si rivolge a Dio dicendo: «Sostieni la debolezza del mio cuore sofferente dicendomi che non lascerai di amarmi un solo momento e che tutte le sofferenze di questo tempo di prova le userai a beneficio dei poveri sacerdoti che hanno avuto la disgrazia di offenderti e di quelli che ti stanno ancora offendendo» (Diario 18, 835).

Il Cuore di Gesù è ferito particolarmente dalle offese dei preti, ma questi oltraggi non possono comunque annientare il suo amore misericordioso per loro. La carità di Dio sopperisce al loro amore fragile. Madre Speranza è vivamente cosciente di questo, e vuole contribuire con la croce delle sue sofferenze, sofferenze offerte per amore, quell’amore che Gesù le instilla continuamente nel cuore.

La preghiera si fa sempre più accorata tanto da chiedere a Gesù di coprire «tutti i loro peccati con la tua inestinguibile carità, fa’ che le loro anime diventino gradire ai tuoi occhi. Tu, Dio mio, che togli i peccati del mondo, nella tua grande misericordia, cancella quelli dei poveri sacerdoti» (Diario 18, 836).

Gesù conferma Madre Speranza nella sua missione sacerdotale ed il 21 dicembre 1953, il Diario riporta una testimonianza di ciò: «Mi ha detto (Gesù) che si rallegra e si rallegrerà insieme ai primi figli e ancelle dell’amore Misericordioso e a questa povera creatura che Egli ha chiamato ad essere loro Madre. Io, facendo leva sulla gioia del buon Padre (Gesù), gli ho chiesto e credo di averlo ottenuto, che sia sempre Lui a reggere il timone di queste due navi o Congregazioni, che benedica tutti i miei figli e figlie e mi conceda la grazia di ricrearsi sempre con loro» (Diario 18, 1379). A sigillo di queste parole Gesù le fa trascorrere una notte intera di estasi: «nella quale ho goduto tanto, tanto, senza giungere a saziarmi. Egli si è mortificato colmando di carezze questa povera creatura, e il mio cuore esultava di gioia e ho creduto di perdere la testa» (Diario 18, 1380). Fra le delizie di questo loro incontro, Gesù rassicura più volte la Madre di essere: «contento del comportamento e dello stato d’animo dei miei figli e figlie. Che cosa ho provato ascoltando da Lui queste parole, poiché il mio unico desiderio è di dar gloria a Dio e che i figli e le figlie vivano sempre uniti a Lui con un grande amore, dandogli sempre quello che chiede loro, lavorando senza sosta per la sua gloria e per la santificazione delle anime» (Diario 18, 1381).

Queste consolazioni, oltre che confermarla nella strada intrapresa, ancora di più la spingono ad essere generosa nell’offerta di sé e delle sue sofferenze per l’amato clero, sofferenze che saranno come seme fecondo nella realizzazione della Famiglia dell’Amore Misericordioso, dove i poveri e i sacerdoti sono i primi destinatari del servizio apostolico.