L’ULTIMO GIORNO DI SETTEMBRE- 128° anno dalla nascita della Beata Speranza di Gesù

Stamattina, in questo ultimo giorno di settembre, mentre aspettavo l’autobus per andare in università, non potevo fare a meno di guardare gli alberi che mi stavano di fronte. Mentre li guardavo mi sono accorto che iniziavano a perdere le foglie e si preparano ad affrontare l’inverno, entrando come in un letargo che assume più il sapore di una morte apparente che il gusto frizzante della vita. Mentre continuavo ad osservali non potevo fare a meno che pensare alla gioia che questo giorno rappresenta per noi Figli, Ancelle e Laici della Famiglia dell’Amore Misericordioso: Madre Speranza nacque proprio in questo stesso giorno (30 Settembre) del 1893, 128 anni fa. Preso dai miei pensieri, non ho potuto fare a meno di paragonare la sua vita con il mistero della natura sul quale i miei occhi e la mia mente si erano soffermati, quasi come se fossi stato ipnotizzato. Il mio pensiero correva veloce e accostava l’autunno alla prima parte della sua vita, ovvero fino alla fondazione della Congregazione delle Ancelle. Pensavo al periodo della sua infanzia e giovinezza, età nella quale la Madre avrebbe conosciuto nel suo intimo una sensibilità nelle cose del Signore con l’incredibile vicenda della prima comunione “rubata” agli otto anni o il misterioso incontro con Santa Teresa di Gesù Bambino col suo messaggio criptico nel continuare la sua stessa missione e diffondere in tutto il mondo la devozione all’Amore Misericordioso del Signore.

Il mio pensare mi ha portato ad accennare anche a qualche sorriso, nel momento in cui mi si sono riaffiorati alcuni episodi curiosi e simpatici raccontatimi su Madre Speranza, come quando mise il fratellino in un tronco pieno di formiche o quando versò la minestra nella scarpa per non mangiarla perché proprio non le piaceva. Di questo primo periodo fanno parte il suo ingresso nelle Figlie del Calvario e il lungo periodo che trascorse con le religiose di Maria Immacolata, probabilmente uno dei più difficili e travagliati momenti della sua vita. Forse il Signore la stava preparando per affrontare il lungo inverno che da lì a poco si sarebbe presentato, rigido, duro ma affrontato con la fermezza che acquisiva dalla relazione intima con il “buen Jesus”, come lei lo chiamava. Egli le avrebbe dato la possibilità di avere un boost di novità tale che da quell’albero potessero nascere tanti frutti, persone che attraverso la loro storia ci hanno raccontato e ci continueranno a raccontare di quel Padre che non è “offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma è un Padre pieno di bontà che cerca con tutti i mezzi di confortare, aiutare e rendere felici i propri figli, e che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro”.

Ecco, in quel momento arriva il mio autobus, mi accingo a salire e a prendere posto. Non posso fare  a meno di dire il mio grazie alla Beata Speranza di Gesù, per il grande messaggio della quale si è fatta discepola, messaggio che Dio ha voluto donarci attraverso la sua persona. Lei, tale carisma, non  solo lo ha incarnato ed annunciato, ma ha saputo renderlo accessibile a tutti coloro che, in un modo o in un altro, si imbattono nella sua storia o nelle opere da lei realizzate, di cui il Santuario rappresenta la perla preziosa da cui tutto può ricominciare, come la primavera dopo un lungo  inverno.

fr. Rosario Marino FAM

26 settembre 2021: FESTA DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO

Al termine di questo giorno, le Ancelle e i Figli dell’Amore Misericordioso, con gioia, ringraziano il Signore per il giorno di festa che ha caratterizzato il Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza, Santuario voluto dal Signore ed edificato per mezzo della Beata Speranza di Gesù. Varie sono state le celebrazioni solenni, i momenti di lode e gratitudine, di festa, di musica e di riflessione che hanno caratterizzato i giorni precedenti a questa festa che è esplosa proprio oggi, 26 settembre. La Famiglia dell’Amore Misericordioso è stata ben lieta di accogliere il Vescovo locale della Diocesi di Orvieto-Todi, Mons. Gualtiero Sigismondi, il quale ha presieduto l’ultima celebrazione di questa giornata attorniato dai sacerdoti Figli dell’Amore Misericordioso e da vari sacerdoti del clero diocesano, ricordando a tutta l’assemblea la straordinaria grandezza dell’amore che Dio riversa sull’uomo. Ha affermato Mons. Sigismondi:

Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Gualtiero Sigismondi

«La liturgia ci consegna una formula bellissima: Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono. La misericordia è il profondo respiro della passione di Dio per l’uomo; la misericordia è la lungimiranza della misericordia di Dio che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La misericordia è una forza operante anche quando il movimento di conversione non è ancora compiuto ma è appena iniziato. La misericordia fa ascoltare il battito del cuore di Dio, il movimento sistorico della commozione e quello diastorico della compassione, come ci ha ricordato il profeta Osea nella prima lettura. La misericordia manifesta la bontà di Dio che si china sull’uomo, lo solleva alla sua guancia, gli insegna a camminare tenendolo per mano, indicandogli la via della carità, ci è stato ricordato nella seconda lettura (tratta da 1Cor 13): la carità che tutto spera, tutto sopporta. La misericordia di Dio tutto copre ma nulla nasconde: quanto dista l’oriente dall’occidente – ci ha detto il salmista – così allontana da noi le nostre colpe. La misericordia di Dio sovrabbonda dove abbonda il peccato; rivela che Dio è paziente, clemente, indulgente: ci ama fino alla fine. Questa espressione fino alla fine, l’abbiamo sentita nel Vangelo, quando Gesù nel Cenacolo, prima della festa di Pasqua, amò i suoi fino alla fine. Possiamo entrare stasera dentro il Cenacolo, in punta di piedi, per renderci conto di quanto sia smisurato l’amore di Dio su quelli che lo temono, per renderci conto di quanto sia vero che la misericordia di Dio pulisce cielo e terra.

Dentro il Cenacolo c’è una colonna sonora, quella del silenzio: il silenzio dei discepoli increduli nel vedere Gesù che si accinge a lavare loro i piedi. C’è grande silenzio, rotto soltanto dalla voce dell’aria e dallo sguardo dei discepoli. Proviamo ad avvicinarci ad alcuni dei discepoli per vedere da vicino la scena.

Quando Gesù lava i piedi di Pietro, gli occhi di Simone si rifugiano nel catino. Ha tentato di sottrarsi, senza riuscirci. Gli occhi di Simone cercano una via di fuga e la trovano nel catino. E così si specchiano nell’acqua e nello specchio di quell’acqua incontrano gli occhi di Gesù. Proviamo ad immaginare quando Gesù lava i piedi di Giovanni, il discepolo amato, quello che già sento la tachicardia del cuore di Gesù. Chissà, forse Gesù ha stretto i piedi di Giovanni con l’asciugatoio per fargli sentire ancora una volta il suo affetto di predilezione. Gesù, poi, lava i piedi anche a Tommaso, il discepolo che per credere vorrà vedere e toccare le piaghe del Signore. Forse Gesù avrà sfiorato i suoi piedi con la stessa dolcezza con cui Tommaso, il giorno di Pasqua, avrà osato sfiorare solo con gli occhi le piaghe del Signore che da ferite sono diventate feritoie di luce. Poi Gesù laverà anche i piedi di Giuda che, come il Vangelo ci ha ricordato, aveva già aperto il cuore al diavolo. Chissà: in quel catino, il Signore avrà versato l’otre delle sue lacrime amare per il tradimento. Gesù lavando i piedi dei discepoli ha reso loro un atto di omaggio, in ginocchio, quasi per rendere omaggio a quei piedi che avrebbero portato lontano il primo annuncio della gioia pasquale.

Fratelli e sorelle, carissimi. Questa pagina del vangelo di Giovanni ci fa toccare con mano che la misericordia di Dio ci ama fino alla fine; il Signore, attraverso il ministero dell’altare, attraverso la mediazione della Chiesa, nel sacramento della riconciliazione, continua a lavare, non  solo i nostri piedi, ma anche le mani, il capo, la nostra anima, e ci restituisce l’infanzia, l’innocenza battesimale della divina misericordia.

Confessionali presenti nella Cripta

È per me motivo di grande consolazione sapere che, questo Santuario, è uno spazio in cui ci si immerge nell’oceano della divina misericordia grazie alla disponibilità di diversi presbiteri che ogni giorno accolgono coloro che vogliono sentire la misericordia dell’amore di Dio fino alla fine. Chiediamo al Signore la grazia di non dimenticare mai che la dolcezza della divina misericordia passa attraverso il lavacro del sacramento della penitenza. Il battesimo è la prima tavola di salvezza; il sacramento della penitenza è la seconda tavola di salvezza, dopo il battesimo. Versiamo sempre senza timore nel catino del sacramento della riconciliazione le nostre lacrime: sono anch’esse preziose perché anch’esse commuovono il cuore di Dio, Padre Misericordioso. Onnipotente è la sua Misericordia».

PROFESSIONI RELIGIOSE

Scegliendo di consacrare la propria vita attraverso i consigli evangelici di povertà, castità ed obbedienza, si è dinanzi non ad una scelta di privazione, ma alla scelta di un amore più grande. In questi primi giorni di settembre, tre eventi hanno rallegrato la Congregazione dei Figli e la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso.

Domenica 5 settembre 2021, alle ore 11:30 presso la comunità dello juniorato FAM di Spinaceto (RM), nella parrocchia di San Giovanni Evangelista, fr. Lenin Milton Castro Mendieta FAM ha rinnovato per sempre, dinanzi alla comunità e nelle mani di p. Aurelio Perez Garcia (superiore generale FAM) la sua professione religiosa divenendo a pieno membro della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.

Sempre Domenica 5 settembre, alle ore 17:00 presso il Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza (PG), sr. Lucia Maria Lara Corsaro EAM, nelle mani di M. Speranza Montecchiani (superiore generale EAM), ha emesso la sua prima professione religiosa nella Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, alla presenza di confratelli e consorelle e di alcuni parrocchiani provenienti da Paternò.

Martedì 14 settembre 2021, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, alle ore 11:00 presso la comunità del noviziato FAM di Targu Neamt, in Romania, nelle mani di P. Aurelio Perez Garcia, fr. Alexandru Cristinel Chirices FAM ha emesso la sua prima professione religiosa nella Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso.

Ringraziamo l’Amore Misericordioso per queste vocazioni offerte alla Sua Congregazione augurando loro di farsi sempre dono di Dio verso gli altri; possano vivere sempre questo nella preghiera affinché le parole dette con le labbra corrispondano sempre ai sentimenti interni al proprio cuore. Auguriamo loro di poter camminare sempre al fianco di Cristo Amore Misericordioso nella costante ricerca della santità a cui ogni uomo aspira, ovvero lo stesso desiderio con cui la Beata Speranza di Gesù lasciò la sua casa per inseguire il Signore.

SCOPRIRE DI ESSERE AMATI PER AMARE A NOSTRA VOLTA – Attività estive della Pastorale giovanile-vocazionale dell’AM

Con il back to school si può definire conclusa la lunga pausa estiva per molti ragazzi e giovani, tornati sì tra i banchi ma riempiti da varie esperienze vissute con altri coetanei alla scoperta e ricerca del volto di Cristo. Nonostante la difficile situazione di emergenza sanitaria che impera ancora nella nostra quotidianità, nel rispetto di tutte le normative vigenti, la Pastorale Giovanile e Vocazionale dell’Amore Misericordioso ha dato appuntamento ai ragazzi sparsi nei vari gruppi d’Italia in due occasioni: a Roma (quartiere Casilino) dal 7 al 14 agosto per il Campo Carità e a Collevalenza dal 18 al 22 agosto per un’esperienza di Esercizi spirituali sul tema “Ripartiamo dall’Amore Misericordioso”. Abbiamo chiesto a loro stessi di raccontarci qualcosa su quei giorni.

La prima è Sofia Frati:

Quest’estate ho partecipato al Campo Carità dal 7 al 14 Agosto: è stata un’esperienza davvero particolare che nella sua semplicità mi ha insegnato e fatto riflettere tanto. La mattina, dopo la Messa e la catechesi, andavamo a visitare uno o più monumenti significativi di Roma, mentre nel tardo pomeriggio e durante la sera di ogni giorno ci recavamo alla Mensa Caritas di Roma per prestare servizio durante la cena degli ospiti: il ruolo che ciascuno di noi ricopriva variava di giorno in giorno e poteva andare dallo stare in linea a servire i pasti allo stare in sala a pulire i tavoli, portare l’acqua  e soprattutto a parlare con gli ospiti; inizialmente quest’ultimo era il compito che più mi metteva ansia probabilmente perché era l’unico per cui non ti venivano date istruzioni precise, non c’era un metodo infallibile per capire chi esattamente avesse avuto voglia di una chiacchierata e chi invece no, ma alla fine della mia esperienza posso dire che è stata una delle serate più belle proprio quella che ho passato in sala: mi sono resa conto che bastava anche solo essere gentile nel chiedere se avessero voluto più acqua per far si che la persona di fronte, nel caso in cui avesse voluto, iniziasse a raccontare di tutto, dai nipoti che aveva visto la settimana scorsa al cane che aveva avuto quando era bambino. A quel punto era facile in quanto potevi ascoltare (cosa che ti sentivi spinto a fare) o, raccontare anche te qualcosa della tua vita con la stessa sincerità e naturalezza con cui ti era stata raccontata poco prima, e forse la parte più bella del Campo è proprio ripensare ora a quelle storie che ancora porto con me.

Ora è la volta di Vittorio Scanu:

Spesso consultiamo i lucidi schermi neri dei nostri dispositivi come fossero lo specchio delle nostre brame più profonde, costantemente in cerca di posti, situazioni, occasioni, persone (o meglio personaggi) che ci parlino della verità di noi stessi. Per quattro giorni alcuni di noi hanno lasciato da parte questa consultazione che a volte puzza di ossessione e hanno creduto a una voce misteriosa, a una presenza che percepivamo nelle nostre vite ma che molto spesso non sapevamo associare a un volto e a un nome, a un invito gentile ad alzare i nostri occhi piantati incessantemente su canoni solipsitici menzogneri e irraggiungibili per puntarli verso altri due occhi, occhi sofferenti e crocifissi ma splendidi perché amanti. Ci siamo sentiti chiamati da parte di qualcuno che conosce la nostra fame di confusione perché abbiamo paura di ciò che potrebbe rivelarci il nostro silenzio; abbiamo corrisposto all’invito di ritirarci in alto per acquisire una prospettiva nuova sulla nostra vita, una prospettiva divina; ci siamo lasciati illuminare da un viso trasfigurato che parla della nostra vera bellezza, quella legata alla riscoperta del sentirci amati e di conseguenza dell’amare a nostra volta; abbiamo accolto la preziosità seminata abbondantemente in queste giornate nei nostri cuori e abbiamo promesso al Seminatore di custodirla e di sfamare con i frutti prodotti le nostre famiglie, le nostre parrocchie, le nostre comunità sparse in tutt’Italia. Abbiamo gustato forse anche solo per un istante quanto sia bello per noi stare lì, tra le braccia di un Padre che ci ricorda che siamo figli Suoi: anche se quanto fosse dolce probabilmente non lo sapevamo, la certezza è che non lo dimenticheremo mai.

Lasciamo l’ultima parola a sr. Lidia, membro dell’equipe di Pastorale Giovanile-Vocazionale dell’Amore Misercordioso:

Andavamo a piedi verso la mensa Caritas sotto il cocente sole romano delle 16 e sopra il rovente asfalto. Circa a metà strada c’era una fontanella con l’acqua fresca dell’acquedotto. Non era un miraggio. Fermarsi lì e riempire le borracce era diventata tappa fissa. Acqua fresca, abbondante, gratuita. Acqua donata, rinfrescante, vitale. Desideravo che l’incontro con gli ospiti della mensa fosse come la sosta a quella fontanella, io e loro al contempo acqua ristoratrice e assetati di umanità… Umanità, appunto, la mia e la loro, non favola…umanità nell’unica versione disponibile: povera, sporca, anelante, bloccata, generosa, vergognosa, con occhi spenti e con sprazzi di luce… Una sosta umanizzante per scoprire le cose che veramente contano, cose semplici e vitali come quell’acqua… Ci ha scosso a tutti i passi saltellanti di una bimba (ospite della mensa insieme ai suoi genitori) che si stava gustando un gelato ricevuto in dono. Sorprendente come quell’acqua fresca. Anche in mezzo all’arsura si può gioire. E’ l’arsura che ti fa gioire di quel zampillo scrosciante. Chi avrà la meglio? L’arsura o l’acqua? La miseria o la misericordia? Hanno bisogno l’una dell’altra…

TRE NOVELLI DIACONI

AUGURI MADRE SPERANZA

7° Anniversario della Beatificazione

“L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato la piccolezza della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Nella festa della Visitazione, quel 31 maggio 2014, abbiamo cantato le parole di Maria nel Magnificat, e dopo il sigillo della Chiesa, da 7 anni tutto il popolo di Dio può chiamare e venerare come “Beata” la Madre Speranza di Gesù, Fondatrice della nostra Famiglia dell’Amore misericordioso. Benedetta sia la misericordia del Signore, che innalza gli umili, e ha glorificato la sua serva Speranza!

Ben a ragione Papa Francesco, il giorno dopo la Beatificazione, ha detto a tutti in piazza San Pietro: “Facciamo un applauso alla Beata Madre Speranza!”. Meriti davvero un applauso, carissima Madre nostra, tu così schiva del rumore e della gloria mondana. Meriti la lode e la venerazione per ciò che lo Spirito di Dio ha compiuto nella tua vita.

Beata te, Speranza di Gesù, perché sei stata infaticabile Apostola dell’Amore misericordioso del Signore, affinché tutti arrivassero a conoscerlo “non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con tutti i mezzi il modo di aiutare, confortare e far felici i suoi figli”.

Beata te, che, ispirata dal Signore, hai proposto una medicina salutare alla disperazione e spalancato la via sicura della speranza, quando hai detto che “anche l’uomo più perverso, il più miserabile e perfino il più abbandonato è amato con immensa tenerezza da Gesù, che è per lui un Padre e una tenera Madre”, e che “quanto più un uomo è debole, povero e miserabile, tanta maggiore attrazione Gesù sente per lui, cioè, la sua misericordia è più grande, la sua bontà straordinaria”.

Beata te, perché ci hai indicato nel comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, l’unica via percorribile per una convivenza pacifica tra le persone, condizione imprescindibile per una civiltà dell’amore, che faccia presente nel mondo il Regno di Dio.

Beata te, perché sei stata buona samaritana di tante persone ferite nel corpo e nello spirito, perché hai asciugato tante lacrime e acceso tanta speranza. Ti sei chinata con amorevole cura sulle piaghe più dolorose dell’umanità. In particolare sei stata madre dei piccoli e dei poveri, nei quali vedevi “i beni più cari del buon Gesù”. Sei stata sorella e madre dei sacerdoti, nei quali vedevi i ministri della misericordia del Signore, loro stessi bisognosi di tanto amore e misericordia. Di loro ti sei presa cura con squisita delicatezza e premura materna, perché venissero aiutati ad essere pastori secondo il cuore misericordioso del Signore.

Beata te, che hai imparato tutto ciò alla scuola del tuo Sposo, contemplando l’Amore Crocifisso, soffrendo e amando con Lui, cercando di piacere a Lui in tutto, accogliendo tutti, fino al punto di far diventare la tua anima “un abisso senza fondo, capace di prendere su di sé e annientare tutte le malvagità dei fratelli… implorando il perdono e la misericordia per i poveri peccatori…”.

Beata te, perché hai creduto con una fede viva, hai sperato con una speranza ferma, appoggiata sulla roccia dell’Amore del Signore, hai amato con amore ardente il buon Gesù e con carità eroica tutti.

Grazie Madre!                                                         

P. Aurelio Pérez fam

31 Maggio 2014: IL GRANDE GIORNO

Madre ricordati di me”

Beatificazione M.Speranza di Gesù
31 Maggio 2014

Amici miei,

Spesso mi sento come Doris del film Alla ricerca di Nemo. Non ho memoria.

Per ricordare qualcosa di quel 31 maggio di sette anni fa, sfoglio nervosamente la mia agenda di allora.

Leggo nomi, numeri di telefono, indirizzi e-mail; note di incontri, segni concreti di un anno ricco di impegno, secondo passo importante del processo di canonizzazione, nel quale Papa Francesco proclama “beata” Madre Speranza di Gesù.

La mia prima ricerca non mi ha soddisfatto. Apro allora il mio Diario personale e leggo una sola frase, scritta il 26 maggio: “Si avvicina il grande giorno”.

Perché? Tutto troppo intenso per essere raccontato?

Non mi resta che superare la mia reticenza e chiudere gli occhi. Che cosa vedo?

Il sole dietro le nubi, nonostante il 31 maggio fosse una giornata piovosa.

I giovani, sulle scalinate del Santuario, una ola di colori pronta a rompere le fila e far piovere la gioia!

I volontari, gentili, attenti e capaci di guidare le persone nei settori predisposti.

Le autorità e le forze dell’ordine che danno un’aria così solenne a questo giorno di festa.

I ministri, diaconi, sacerdoti, vescovi ed infine il Cardinale… che con passo anche troppo celere raggiungono il palco predisposto per la celebrazione mentre il coro e l’assemblea cantano: Venite, audite … Venite, ascoltate… quanto ha fatto il Signore per l’anima mia.

Vedo ancora i superiori generali della nostra Famiglia religiosa che salutano i presenti.

Le consorelle e confratelli, che da una parte o dall’altra della piazza, o magari lontani, sono commossi e grati.

I pellegrini, tutti figli della Madre, devotamente riempiono la piazza. Il Signore li convoca, ma è Lei che li accoglie ancora una volta. Che li accoglie sempre.

Ma soprattutto vedo e ricordo gli occhi di Madre Speranza, quando, con sincronia perfetta, viene tolto il velo che li nasconde e tutta la piazza prorompe in un applauso lungo e caloroso.

Audite… così recita l’antifona di ingresso e questo invito mi porta a spostare la mia attenzione sull’udito. Che cosa sento?

Le campane a festa, di cui anche il Cardinale fa memoria!

Il Coro Marietta Alboni, che anima con tanta grazia e puntualità la celebrazione, ma anche l’assemblea, una parte della quale formata da numerosi cori della nostra Diocesi di Orvieto-Todi. Purtroppo la pioggia ha inzuppato il microfono che doveva amplificare la voce del popolo… Un silenzio che mi fa soffrire, ma che certamente non toglie nulla, anzi aggiunge umiltà all’impegno generoso di tutti i coristi.

Ascolto la Parola, che il 31 maggio parla di Maria, della sua Visitazione ad Elisabetta, e riconosco facilmente la melodia della vita santa della Madre:  Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità.

La mia stessa voce, poi, avvolge la gente come un abbraccio, mentre canto le parole di Isaia, Mia forza e mio canto è il Signore, sulle note dell’organo del Santuario! Un’emozione indescrivibile!

Sento la voce autorevole del Cardinale Angelo Amato mentre dice, quasi fosse uno di casa, uno di noi: Madre Speranza contagiava di speranza… Era protagonista di una carità gratuita come quella dell’amore misericordioso di Dio, che ama con immensa tenerezza anche l’uomo più perverso.

Odori, sapori sono più indistinti, a parte quelli del buon pranzo che segue la celebrazione e che rinfranca i corpi, mentre il sole accarezza migliaia di sorrisi!

Quando la memoria funziona, sappiamo chi siamo, ma per sapere chi siamo chiamati ad essere, abbiamo bisogno di immaginazione. E questa si nutre di… immagini, per l’appunto!

Quindi, vi saluto con l’immagine della Beata Speranza di Gesù!

La sua immagine, come vorrei che facesse il giro del mondo!

Quando ho parlato di Lei ai bambini filippini storpiando la loro lingua e facendomi aiutare per essere compresa, avevo nel cuore lo stesso desiderio ed una certa impazienza!

Che cosa possiamo fare perché il grande giorno da ricordare ci proietti in un grande futuro da costruire? Che cosa fare perché tutti conoscano Madre Speranza? O meglio, perché tutti conoscano Dio come Lei lo ha conosciuto?

Personalmente, provo a vivere come Lei, provo ad amare con tenerezza.

E quando non ci riesco, le parlo e dico semplicemente: Madre, ricordati di me!

Ma voi, cari amici, magari avete idee migliori, perché allora non ce le raccontate?

Grazie e… buona festa a tutti!

Sr. Erika di Gesù Bellucci, E.A.M.

7° ANNIVERSARIO DELLA BEATIFICAZIONE DI MADRE SPERANZA DI GESU’

8 MAGGIO: Festa di Maria Mediatrice e Rinnovo voti FAM