«MI È STATA USATA MISERICORDIA» (1Tm 1,13)

IL RAPPORTO GIUSTIZIA-MISERICORDIA

«La croce di Cristo, sulla quale il Figlio consostanziale al Padre rende piena giustizia a Dio, è anche rivelazione radicale della misericordia, ossia dell’amore che va contro ciò che costituisce la radice stessa del male nella storia dell’uomo: contro al peccato e alla morte. La croce è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo e su ciò che l’uomo – specialmente nei momenti difficili e dolorosi – chiama il suo infelice destino»[1].

Se nell’Antico Testamento l’agire di Dio è un agire “giusto”, ovvero di colui che giudica secondo delle norme che regolano determinati comportamenti (nello specifico caso, del popolo eletto), nel Nuovo Testamento si evince che Cristo è il “Giusto” in persona, colui per mezzo del quale Dio compie la giustizia verso tutti coloro che si affidano a lui[2]. Ma cosa intendere col termine “giustizia”?

«La giustizia, secondo la tradizione classica, è quella disposizione che pone un ordine fra cose interne o esterne all’uomo e in relazione con lui. La giustizia è, in generale, – riprendendo categorie aristoteliche – distributiva quando distribuisce a chi merita onori e vantaggi, retributiva quando ripara un danno»[3].

Nella precedente citazione di Dives in Misericordia emerge un elemento particolare che determinata la portata della giustizia cristiana, ovvero la croce di Cristo, atto supremo di amore, di donazione e di gratuità nella quale la stessa Trinità rivela pienamente se stessa. È l’amore che, in Dio, illumina la giustizia, quella giustizia ridimensionata nella sua assolutezza e relativizzata per il bene dell’uomo tanto che quest’ultimo «viene da Dio visto in tutta la sua precarietà ontologico-esistenziale, e il peso della colpa, pur non essendo negato, viene in un certo senso relativizzato: non ha più l’ultima parola. Lo sguardo divino entra in ascolto compassionevole della miseria umana»[4]. Nonostante l’esperienza storica, ancora oggi ci si rende conto di quanto la giustizia, pura e sola, non è sufficiente a definirsi verità assoluta ma, anzi, è capace di condurre l’uomo verso il suo stesso annichilimento. Il carattere retributivo della giustizia, innestato nell’essenza di Dio che è Amore e misericordia, supera il dinamismo di colpa e peccato dell’uomo fine a se stesso per considerare un nuovo atteggiamento in Dio che è quello della compassione. In questo prende corpo e ne viene sviscerato il significato circa il sacrificio di Cristo, atto pieno di compassione, di amore, di donazione nel quale Dio tocca nel modo più completo la miseria dell’uomo, ovvero il suo peccato, riscattandolo.

«La misericordia di Dio è dunque essenzialmente giusta e la giustizia di Dio è essenzialmente misericordiosa: ciò è vero in un profondo circolo sinergico. Ma questo “circolo tendente all’identità della differenza”, circolo dall’intensità infinita, è qualcosa che l’uomo può comprendere alla perfezione senza però al contempo esaurirlo nella sua intuizione. Sembra comprenderlo con esattezza, ma “solo in superficie”. Perché ciò è letteralmente l’evidenza di un mistero»[5].

La tensione della differenza verso un’identità è sinonimo di un incontro, quello tra il Creatore e la sua creatura nell’evento della croce «vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l’uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell’ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell’uomo e, mediante l’uomo, nel mondo»[6]. Dio, per portare a compimento tale giustizia, giunge a compromettersi, spinto dal desiderio di instaurare quella nuova comunione d’amore con l’uomo e di porre in essere una riconciliazione per il male commesso dalla creatura. È manifesto nella storia della salvezza come la giustizia di Dio non è puramente distruttiva ma, anzi, è protesa verso un progetto di restaurazione nel Figlio.

Le parole di Sant’Agostino misericordia et misera con cui papa Francesco apre la sua lettera a conclusione di un anno straordinario interamente dedicato ad un’esperienza della misericordia, divengono cardine attraverso il quale il pontefice rinviene nell’incontro tra l’adultera e Gesù non solo il modello di ogni incontro tra il peccatore e Dio ma anche, programmaticamente, il cammino da perseguire nella Chiesa del III millennio per una continua ricerca e scoperta di Dio, insieme giusto e misericordioso.

[1] Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, n. 8, § 904-905.

[2] Per un approfondimento circa la categoria di “giustizia” nel panorama biblico e in relazione alle virtù teologali: Cfr. M. Strona, Giustizia e Vita morale, in M. Strona (a cura di), Coltivare la misericordia: giustizia e incontro (Rachamim Misericordia, Percorsi 7), Ancora, Milano 2018, 134-153.

[3] T. Giri, Giustizia e misericordia: piccolo approfondimento di un mistero divino, in M. Strona (a cura di), Coltivare la misericordia: giustizia e incontro (Rachamim Misericordia, Percorsi 7), Ancora, Milano 2018, 154.

[4] T. Giri, Giustizia e misericordia, 155.

[5] Ivi, 156.

[6] Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, n. 7, § 901.