Assisi e Collevalenza, san Francesco e la beata Madre Speranza, la Porziuncola e il Santuario dell’Amore Misericordioso, due luoghi divenuti grandi sorgenti di rigenerazione spirituale. L’Umbria, con questi due poli – ricordavano i Vescovi della regione in occasione del Giubileo straordinario della misericordia – segna una vera “geografia della misericordia”. La misericordia è il cuore stesso del messaggio cristiano ed ha il suo “volto” in Gesù, rivelazione piena di Dio-Amore.
Si è celebrato alla Porziuncola, l’1 e il 2 agosto, il cosiddetto perdono di Assisi, occasione ottenuta dal Santo Francesco affinché numerosi pellegrini potessero riversarsi nelle braccia misericordiose di Dio, abbandonarsi al suo amore perdonante o, come direbbe Madre Speranza, sperimentare personalmente che Dio è un Padre buono che ci cerca e ci insegue con un amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di noi, certi che Egli perdona, dimentica e non tiene in conto le colpe dei suoi figli.
Ricondurre gli uomini al Signore, aiutarli a vivere insegnando il segreto delle virtù e della letizia non poteva bastare a san Francesco. Il problema più grave della vita era la salvezza eterna, e capiva che se non poteva in qualche modo assicurare questa ai suoi fratelli uomini, non avrebbe fatto nulla per loro. Il perdono delle colpe che era stato per molti anni, fino ad un’assicurazione interiore di Dio, l’incubo della sua vita, pensava che fosse l’incubo di tutti, anche di quelli che lo dimenticavano. Poter andare incontro alla morte con la certezza del paradiso! Questo bisognava strappare al gran Re per tutti.
Una notte di luglio, tutta stellata, san Francesco pregava nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, quando in un nimbo di luce apparvero il Signore Gesù e Maria sua Madre. «Che cosa vuoi Francesco?», gli domandò il Signore con la sua voce senza parole. Il Santo, pure nell’ebbrezza dell’estasi, ricordò le anime dei fratelli ed espose il suo antico desiderio: «Santissimo Padre nostro, quantunque misero peccatore, io ti prego che tu conceda perdono intero, remissione completa di tutte le colpe, a tutti quelli che pentiti e confessati verranno a visitare questa chiesa».
Disse il Signore Gesù: «Francesco tu chiedi molto, ma di maggiori cose sei degno e maggiori ne avrai».
E acconsentì alla sua preghiera, ordinandogli che domandasse al Papa, da parte sua, questa straordinaria indulgenza. Papa Onorio III si trovava a Perugia e san Francesco la mattina dopo all’alba già saliva verso la città turrita. Si presentò con la solita semplicità, perché nessuna grandezza intimidisce chi vive in segreto con Dio, e san Francesco in quel momento si sentiva veramente araldo del gran Re.
«Padre santo, vi supplico d’imporre un’indulgenza plenaria, senza obbligo di offerte, alla chiesetta di Santa Maria degli Angeli».
Onorio III si stupì della straordinaria domanda perché indulgenza simile non era concessa se non ai pellegrini di Terra Santa, a quelli di San Giacomo di Compostella, a quelli che venivano a Roma per qualche speciale solennità, e non mai senza un’elemosina da parte loro; eppure non seppe rispondere un no secco al piccolo frate inginocchiato ai suoi piedi, con tanta umiltà e sicurezza. Solo i bambini e i santi possono fare certe domande.
«Ebbene – accondiscese Onorio – per quanti anni vuoi quest’indulgenza?».
«Padre santo, io non domando anni, ma anime».
«Che vuoi dire?».
«Benignissimo Padre, io vorrei che tutti quelli che contriti e confessati andranno alla Porziuncola, ottenessero la remissione di tutti i loro peccati nella pena e nella colpa, sulla terra e nel cielo, dal giorno del loro battesimo al giorno dell’ora in cui entreranno in quella chiesa di Maria». La chiesa di Maria: san Francesco non disse a caso. Gli pareva che a quel nome regale e materno ogni autorità dovesse inchinarsi.
Di nuovo il Papa si meravigliò. San Francesco domandava un perdono rigeneratore come un secondo battesimo, a nessun’altra condizione che il pellegrinaggio alla sua chiesetta, fatto con pentimento profondo e confessione sincera. Era un privilegio massimo, ma il Poverello insisteva in nome di Gesù Cristo, proprio con l’insistenza dei poveri, e il Pontefice piegò: «Anch’io in nome di Dio ti accordo questa indulgenza», gli disse per tre volte.
I cardinali presenti protestarono: un favore così straordinario ad una chiesetta sconosciuta, dove non erano mai avvenuti prodigi se non quelli rivelati da un uomo che poteva essere santi, ma poteva anche essere matto, perché sulla santità dei vivi nessuno giura! Se si cominciava a largheggiare, l’ultima parrocchia avrebbe preteso un’indulgenza da Santo Sepolcro; i cardinali, uomini conservatori, ci tenevano alla severità della Chiesa.
Ma anche questa volta il Vicario di Cristo sentì lo spirito nuovo di misericordia che il Santo d’Assisi recava in nome del gran Re, e rispose ai cardinali: «Ormai abbiamo promesso e non torniamo indietro. Solo limiteremo il tempo utile per acquistare l’indulgenza alla durata di un giorno». E fissò il 2 agosto a cominciare dai vespri del giorno del precedente. Il 2 agosto di quello stesso anno 1216 convennero alla Porziuncola per consacrare la chiesetta di Santa Maria degli Angeli i vescovi di Assisi, Perugia, Todi, Spoleto, Nocera, Gubbio e Foligno e dinanzi a loro e al popolo convenuto, Francesco proclamò: «Io voglio mandarvi tutti in Paradiso. Nostro Signore papa Onorio mi ha concesso questa indulgenza, pertanto voi che siete qui presenti, quanto quelli che in questo giorno negli anni successivi verranno in questa chiesa con cuore ben disposto e saranno veramente pentiti, avranno il perdono di tutti i loro peccati».
Estratto da MARIA STICCO, San Francesco d’Assisi, Edizioni Porziuncola, Assisi 201417.