Omelia di p. Domenico Cancian FAM, vescovo di Città di Castello
nell’anniversario della morte della beata Madre Speranza
Collevalenza 8 febbraio 2022
39 anni fa a quest’ora Madre Speranza correva incontro allo sposo Gesù amore misericordioso. L’intera sua Famiglia religiosa da lei fondata e tutti coloro che l’hanno conosciuta ringraziano il Signore per questo grande dono. L’eucarestia che stiamo celebrando è il grazie più bello che possiamo indirizzare alla Santissima Trinità che ha voluto scegliere quest’umile e coraggiosa donna per rivelare a tutti che “el buen Jesus” è amore e misericordia, specialmente in questo difficile tempo.
Ringraziamo anche lei che si è resa totalmente disponibile come sua fedele e generosa ancella, come nostra Madre.
Insieme alla Beata Speranza ricordiamo con tutta la chiesa altri due santi.
Girolamo Emiliani fondatore dei Servi dei poveri (Padri Somaschi), morto di peste (che evoca la pandemia) mentre curava gli appestati l’8 febbraio 1537.
Ricordiamo anche Santa Bakita: è stata schiava per tanti anni sotto ben cinque padroni, è diventata cristiana e suora per circa cinquant’anni. Morì l’8 febbraio 1947. A chi le chiedeva cosa avrebbe detto a coloro che l’avevano fatta schiava, umiliata e torturata, se li avesse incontrati, rispondeva: mi inginocchierei davanti a loro e bacerei le mani perché attraverso di loro ho incontrato Gesù e sono diventata cristiana e suora. (La Madre Speranza chiamava benefattori i suoi persecutori).
Tre diverse testimonianze di grande carità che non finiamo di ammirare stupiti e che allo stesso tempo ci interpellano per far nostra la loro stupenda risposta all’Amore senza limiti di Gesù.
Cosa potrebbe dirci oggi Madre Speranza? Stando ai testi biblici della liturgia che stiamo celebrando, metto in evidenza tre parole che credo la Madre ci rivolgerebbe oggi.
- Confidate sempre nel Signore: la Sua Misericordia è senza limiti!
“Confidate perché chi ha confidato nel Signore non è mai rimasto deluso, trascurato e abbandonato. Lui è l’Amore misericordioso che dà sicurezza e sostegno indiscutibile alla nostra vita.
Figli miei, su di Lui potete contare, potete porre la vostra speranza come l’ho messa io. Nella mia vita ho confermato il nome che Lui mi ha dato: Speranza. In mezzo a infinite prove di e difficoltà di ogni genere, Lui ha accresciuto in me la forza, il coraggio, la pazienza”.
Tanti sono i testi biblici che invitano alla fede come fiducia incrollabile. Cito il Salmo 131: “Io resto quieto e sereno come un bimbo svezzato in braccio a sua madre”. In un altro salmo è detto: “Io come olivo verdeggiante nella casa di Dio, mi abbandono alla fedeltà di Dio, ora e per sempre” (Sal 52,10).
Il peccato che più offende il Signore è lo scoraggiamento, la tristezza, la lamentela, la disperazione perché Lui è sempre pronto a salvarci in ogni situazione, anche la più brutta, offrendoci tutte le grazie necessarie, come ognuno potrebbe e dovrebbe constatare nella propria vita.
Il ladro che Gesù porta direttamente in paradiso (il primo santo!) ci testimonia in modo chiarissimo che nessuno ha mai motivo di disperare! Proprio questo Amore infinitamente paziente ci tocca, ci converte nel profondo e trasforma il nostro cuore in un cuore nuovo, simile al Suo, capace di amare come ama Lui,
- Fate il percorso del chicco di grano.
La storia di Gesù, la storia dei santi, la mia storia e quella di ogni cristiano è paragonabile, figli miei, alla parabola del chicco di grano raccontata da Gesù.
Accettate anche voi con fede viva il percorso del chicco di grano:
- di essere messi sotto terra e marcire (umiltà),
- di crescere con perseveranza in mezzo alle intemperie (freddo, pioggia, sole, vento, …),
- di produrre molto frutto come una spiga che si riempie di tanti chicchi (opere buone),
- di essere macinati per diventare farina, essere impastati e cotti per diventare pane buono, felici di sfamare qualcuno. Così in qualche modo diventate eucaristia anche voi.
Se non fate questo percorso certamente doloroso, ma straordinario e fecondo, sareste come il chicco di grano che rimane chiuso in sé stesso, ammuffisce e non serve a niente e a nessuno.
Dice Gesù: se tieni stretta la vita per te, la perdi; se la doni e la offri, trovi la vita eterna, vivrai con me sempre.
Io, dice ancora la Madre Speranza, mi sono donata tutta, fino in fondo, guidata dall’Amore smisurato di Gesù che mi chiedeva di seguirLo: “Se rimani in me e io in te come il tralcio è un tutt’uno con la vite, se accetterai di essere potata dal vignaiolo che è mio Padre, porterai molto frutto”.
- Cantate l’eterna misericordia del Signore! Ringraziatelo e beneditelo!
Imparate questo canto di lode che poi canteremo in cielo con tutti i santi, senza fine. È il canto del Magnificat: con Maria benedite il Signore che continua a fare grandi cose, guardando con amore di predilezione i piccoli, i poveri, i deboli e gli stolti secondo il mondo per confondere i forti, i grandi, i ricchi, gli intelligenti. Vantatevi solo nel Signore!
Quante volte vi ho parlato di me come di una povera donna, anzi di un povero straccio, di una semplice scopa o di un fazzoletto di cui il Signore si è voluto servire per rivelare la Sua misericordia. È proprio meraviglioso che Dio voglia fare cose straordinarie con i più piccoli! Così appare chiaro che noi siamo figli e servi del Suo AM.
È vero quello che dice la Scrittura: “Il Signore ti porta come un uomo porta il proprio figlio per tutto il cammino della vita… Egli ti custodisce come la pupilla del suo occhio” (cf. Dt 1,31; 32,10). Se ci pensate bene anche voi avete questa esperienza e quindi è doveroso che facciate memoria delle attenzioni paterne e materne del Signore e viviate nella gioiosa gratitudine, dimensione centrale della liturgia e dell’esistenza.
Quali pensieri o sentimenti avrà avuto la Madre Speranza prima di morire, l’8 febbraio di 39 anni fa?
Ce l’ha rivelato lei stessa nel suo testamento, scritto a Collevalenza il 22 marzo 1955: “Supplica che rivolgo al buon Gesù nel momento della morte del mio corpo e la vita della mia anima. Chiedo al buon Gesù che siano Lui e la gloria di Dio il movente delle azioni di tutti i figli e le figli. Chiedo di ripetere le parole di Gesù in croce: “Padre perdona! Padre nelle tue mani consegno il mio spirito”.
In verità queste ultime parole sono tratte dal salmo 31, nel quale si dice:
“In te Signore mi sono rifugiato, mai sarò deluso. Mia rupe e mia difesa tu sei.
Io confido nel Signore e dico: tu sei il mio Dio, i miei giorni sono nelle tue mani.
Salvami per la tua misericordia. (La Madre dice: “ Signor mio e Dio mio la tua misericordia ci salvi…”).
Quanto è grande la tua bontà, Signore. Tu hai fatto per me meraviglie di grazia…
Siate forti voi tutti che sperate nel Signore!”.
Mi piace concludere con una preghiera della Madre scritta nel suo diario il giorno 30 maggio 1942:
“Di nuovo, Gesù mio, consegno la mia anima al tuo spirito perché Tu cresca in me. Sono sicura che, se io non pongo ostacoli, tu prenderai sempre più spazio in me e abiterai nel mio cuore, lo ungerai e profumerai con quel profumo che tu solo sai preparare e che lascia l’anima attaccata a te senza rendersi conto di quello che succede fuori. Profuma, Gesù mio, il mio cuore con questa unzione spirituale con la quale tu stesso sei unto, con quel balsamo di amore che fa uscire dal cuore parole piene di affetto per te.
Fa’, Gesù mio, che la mia anima arrivi a uscire da me per entrare in te e che, collocata in quel forno del tuo amore divino, si liberi da ogni scoria, diventi brillante, bruciante e docile alle tue divine ispirazioni. Illuminata da te brilli sempre con i vivi riflessi del tuo amore, illuminando tutti coloro che incontro. Fa’, Gesù mio, che il mio cuore sia simile al tuo”.