ANCORA INSIEME
XXII Assemblea FAM-SDFAM
Collevalenza 13-17 novembre 2023
Nella XXII Settimana sdfam-fam celebratasi a Collevalenza dal 13 al 17 novembre 2023, è stato ripreso il tema dello scorso anno, alla luce dell’XI Capitolo Generale Fam, CAMMINIAMO INSIEME NELLA MISERICORDIA, ma con l’intento di sviluppare l’aspetto filosofico-antropologico e delle scienze umane.
Martedì abbiamo iniziato la Settimana con un pellegrinaggio-gita a Orvieto e a Bolsena, luoghi permeati di intensa spiritualità eucaristica, per meglio favorire la reciproca conoscenza e la fraternità.
L’interessante meditazione sul tema “Il presbitero, tra paternità spirituale che genera alla fede e comunione sacramentale con i confratelli” offertaci dal Vicario Generale di Orvieto – Todi Mons. Stefano Puri, ha dato il via alla nostra riflessione.
Partendo dal decreto conciliare Presbiterorum ordinis, dove si stabilisce un profondo legame tra coloro che “mediante l’ordinazione presbiterale sono costituiti pastori” e, nello stesso tempo, sono “uniti tra loro da un’intima fraternità sacramentale” che si esplicita “col vincolo della carità, della preghiera e della collaborazione…”, Mons. Vicario ha citato un pensiero di Yves Congar che, nell’opera “Vera e falsa riforma della Chiesa”, richiama l’urgenza di “ricentrarsi” sulla vita fraterna, che rimane la regola fondamentale di ogni movimento di riforma nella Chiesa. E’ necessario, pertanto, che la comunione presbiterale si manifesti nella quotidianità e che la fraternità sacerdotale penetri ogni dimensione del nostro “essere”, non limitandosi a costituire una modalità del nostro “fare”. Il vivere la nostra paternità nel celibato è una vocazione speciale da parte del Signore, ma non ci deve portare a diventare “solitari” o, peggio “individualisti”. Infatti come nell’ordine naturale il Padre è colui che dopo la generazione si prende cura, nutre, alleva, protegge, fa crescere, responsabilizza il figlio, cioè attua tutto quello che è il concetto di “Cura”, così anche sul piano spirituale la paternità acquista il suo vero senso prendendosi a cuore le sorti di chi ci è affidato portandone il peso “prima sul cuore e poi sulle spalle”: la Cura Pastorale è il segno distintivo della Paternità Sacerdotale, segno efficace di questa paternità. Se, da un lato, la paternità carnale, biologica è la partecipazione all’opera creativa di Dio, dall’altro la paternità spirituale è espressione della sua opera educativa, è l’arte di far elevare l’altro fino “alla piena maturità di Cristo… “.
In riferimento alla comunione presbiterale che è la cartina al tornasole del nostro agire pastorale Mons. Puri ci ha ricordato che Papa Francesco in più di un’occasione ha detto che non si può essere discepoli del Signore, se ci si chiude nell’ individualismo pastorale. In virtù del sacramento dell’ordine il presbitero è costituito Capo e Pastore, cioè padre che si prende cura dei figli che non ha generato.
Mons. Puri ci ha consegnato le condizioni per maturare un amore di misericordia, di accoglienza di pazienza che fa percepire alla persona una casa ritrovata:
- aver incontrato Dio, aver fatto esperienza di Lui. Come una donna non può generare se non si unisce all’uomo, così l’anima non può generare spiritualmente se non si unisce a Dio. È il discorso del rapporto sponsale dei presbiteri con Cristo. Come vivo il mio celibato paterno?
- Una seconda condizione per diventare padri è aver fatto e continuare a fare l’esperienza dei figli. Più si vive il carisma della figliolanza, più si è in grado di esercitare quello della paternità. Le relazioni filiali come presbiteri, ci aprono alla fiducia e alla bontà di sguardi che sono paterni nei nostri confronti? Nei confronti del Vescovo, come padre, quale esperienza filiale vivo? Per evitare risentimenti o pretese…
- Se ci si riconosce figli, si fa anche l’esperienza di essere fratelli: vivere relazioni autentiche di fraternità, maturare relazioni di amicizia. La paternità nel nostro ministero sa intrecciarsi con relazioni fraterne nelle nostre parrocchie e tra preti nelle Fraternità presbiterali? Sa farsi carico anche di fratelli preti in crisi, demotivati, malati o con bisogni particolari che un buon padre sa cogliere?
In conclusione Mons. Puri ha sottolineato che, accanto al ministero della Parola, la nostra comunione presbiterale, che garantisce una fruttuosa e sincera paternità spirituale, trova un punto di sintesi nel dono proprio dell’Eucaristia.
Attraverso l’eucaristia, diventiamo sempre più figli e fratelli e, perciò, sempre più padri perché “Se è vero che non può avere la statura del pastore chi non ha l’ossatura del servo, è altrettanto vero che non può avere la stoffa del pastore chi non ha la lana dell’agnello”.
Ricche di spirituale bellezza per i riferimenti biblico-teologici sono state le visite guidate al Duomo di Orvieto e alla Basilica di S. Cristina a Bolsena.
Mercoledì 15 novembre la Prof.ssa Donatella Pagliacci, full professor di Filosofia Morale presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e docente presso il Dipartimento di studi Umanistici dell’Università di Macerata. Molto apprezzata è stata la sua conversazione di natura filosofica sul tema: “A Gesù, per un umanesimo integrale della persona”.
Partendo dall’idea fondamentale di conoscere la nostra vita e noi stessi, la professoressa ci ha aiutato a riconoscere Gesù come centro della nostra vita e a riconoscere la dimensione integrale della persona. Del primo aspetto sono stati sviluppati i seguenti punti: 1. Conoscere la nostra vita (Arendt) 2. Lo sguardo sulla vita e sul mondo (S. Agostino) 3. Provare piacere e amare 4. Verso l’incontro con Cristo 5. Con Cristo la metamorfosi del desiderio 6. Cristo è il modello 7. La prossimità con Cristo 8. I frenetici e i letargici 9. La via di S. Agostino. Del secondo aspetto, questi sono stati i punti sviluppati: 1. Umiltà e orgoglio del vivere 2. Essere nel tempo ed essere davanti a Dio 3. Per una filosofia della persona (Maritain) 4. Persona e bene comune 5. Dall’umanesimo antropocentrico all’umanesimo integrale 6. Per un nuovo umanesimo 7. Nuovo umanesimo cristiano 8 Riabilitazione della creatura in Dio 9. Il bisogno di un nuovo umanesimo.
Al termine di un momento assembleare di risonanze e di domande alla relatrice, abbiamo accolto con gioia il neo vescovo di Noto Mons. Salvatore Rumeo, sdfam, che prima del pranzo ha presieduto la Celebrazione eucaristica.
Nel pomeriggio si è svolto un laboratorio di approfondimento.
Giovedì ci ha raggiunti P. Aurelio Del Prado, religioso fam, counselor, psicologo clinico, psicoterapeuta individuale e di gruppo, che opera da anni a Città di Castello nei percorsi di accompagnamento di sacerdoti con vari disagi. Egli ha tenuto una relazione interessante e molto analitica sulle dinamiche psicologiche nella relazione uomo-donna.
Premettendo che l’argomento ci riguarda perché facciamo parte di una famiglia religiosa, composta da uomini e donne ed è, quindi, nostro desiderio comprenderci per realizzare insieme, nel modo migliore possibile il carisma che la Beata madre Speranza ci ha trasmesso, P. Aurelio ribadendo la complessità dell’argomento ha sviluppato i seguenti temi: 1. Importanza delle relazioni, 2. Relazioni sane e relazioni tossiche 3. Le relazioni da che cosa sono determinate? 5. Uomo e donna: differenze biologiche e implicazioni.
Molto opportune sono state le sue considerazioni finali riaffermando la necessità di educare al maschile e al femminile, di conoscere le dinamiche psicologiche da cui si è attraversati per curare la relazione con se stessi e relazionarsi positivamente con l’altro. E’ fuori dubbio che occorre, a livello educativo, adottare delle strategie per fronteggiare una cultura occidentale, del pensiero unico, che scientemente contesta quanto acquisito dalle neuroscienze.
Al termine, dopo la pausa, è seguito un laboratorio di approfondimento del tema.
Nel pomeriggio, prima della solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Caltanissetta Mons. Mario Russotto che ha accolto e benedetto la professione perpetua di D. Marko Cosentino. Festoso è stato, al termine della Messa in cripta, il momento conviviale a mensa con le nostre consorelle, per gustare oltre alle pietanze deliziose la bellezza di sentirci uniti come una pigna nell’Amore Misericordioso e sotto lo sguardo benedicente della Beata Madre Speranza.
Don Beniamino Nuzzo, sdfam