La devozione a MARIA MEDIATRICE

Siamo entrati nel mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla figura di Maria che, nel Santuario dell’Amore Misericordioso e da tutta la Famiglia religiosa è venerata col titolo di Mediatrice.

Anche Madre Speranza nella sua devozione a Maria Mediatrice sottolinea questo titolo: “O Maria Mediatrice universale, Arca dell’Alleanza, Regina d’amore e madre di Misericordia, prega per noi”. La pietà mariana della Madre Speranza considerava Maria come Mediatrice di tutte le grazie. Centro di adorazione era per lei sempre Gesù, Amore Misericordioso, a cui è dedicato il Santuario, ma, dopo di Lui, la Madre vedeva la Vergine Santa come nostra Madre.

Uno sguardo attento coglie l’abbondanza dei simboli che sono presenti nell’immagine raffigurante Maria, che trovano abbondanti riscontri nella Parola di Dio: la colomba; la luce; la corona regale; l’azzurro del manto ed il rosso della sua veste; le braccia spalancate verso orizzonti infiniti; il giglio; l’ostia bianca racchiusa nella coppa formata dai petali del giglio; l’arcobaleno; le nubi; la luna; il serpente; il mondo.

Nel suo atteggiamento orante, Maria congiunge il cielo e la terra, è portatrice di luce nel mondo avvolto dalle tenebre. Sorge maestosa sul mondo e s’innalza verso il cielo, dimora dell’Onnipotente; pienamente radicata nella storia dell’umanità, nella “pienezza dei tempi” (Gal 4,4) accoglie nel suo grembo verginale il Verbo di Dio. “Dio ha tanto amato gli uomini da mandare nel mondo il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16-17). Nel mondo avvolto dalle nubi, simbolo dell’oscurità, del male e del peccato Dio vuole inviare il suo Figlio, la vera Luce (Gv 1,5); in Maria splende la Luce vera, quella luce che illumina ogni uomo (Gv 1,9-10).

La luce è simbolo della salvezza, che la Bibbia esprime attraverso le immagini della vittoria (Es 14,24; 2Re 19,35; Is 17,14; Sal 46,6), del trionfo del diritto e della giustizia (Sof 3,5; Sl 37,6; Os 6,5; Is 59,9), della guarigione (Sal 56,14; Is 58,8; NT i miracoli di guarigione dei ciechi compiuti da Gesù) e dell’illuminazione che traspare dal volto di Dio. Le tenebre esprimono tutto ciò che non è salvezza: in esse si concentra il peccato dell’uomo (Sir 23,25-26); come la notte, esse sono il tempo del delitto (Gb 24,13 ss; cf. Gv 3,20; Ef 5,11); sono simbolo di angustia, di paura e del giudizio finale di Dio, il quale solo ha il potere di trasformare questa connotazione negativa delle tenebre in luce di salvezza (Is 8,23-9,1; 10,17; 42,16; 58,8-10; Mi 7,8s; 2Cor 4,6). Non possiamo vivere interiormente senza la luce della grazia e la luce della gloria.

La potenza di Dio trionfa sulla morte e la donna che schiaccia la testa del serpente è l’immagine della nuova Eva che porta nel mondo il Salvatore (Gen 3,1-24a). L’arcobaleno ricorda l’alleanza gratuita di Dio con il suo servo Noè (Gen 9,8-17); essa si estende a tutta la creazione, abbraccia l’intero universo ristabilendo l’ordine iniziale creato da Dio. “L’arcobaleno è segno dell’alleanza di Dio e pegno della sua misericordia, (Gen 9,12-16). È perciò simbolo della divinità, anche come segno della sua magnificenza celeste, (Ez 1,28; Ap 4,3; 10,1)”.

In Maria abbiamo il segno più eloquente della premura divina di salvezza per tutto il genere umano. Essa, preservata fin dall’eternità da ogni contagio di colpa, domina sull’universo quale “rifugio dei peccatori e avvocata presso il suo Figlio. In lei Dio interviene con il suo impegno–promessa per garantire l’ordine cosmico e salvare il mondo dalla distruzione del peccato e della morte. In virtù dell’alleanza che Dio ha stipulato con l’umanità, il mondo sta sotto il segno visibile (arcobaleno) di una promessa di salvezza: “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà mai fine” (Lc 1,32-33).
L’arco posto fra le nubi: è un segno profetico, la prima grande promessa di salvezza per l’umanità e il mondo intero, il primo annunzio profetico rivolto a tutti gli uomini. Da Dio non viene che una volontà di salvezza per il mondo; la minaccia di distruzione del mondo non viene, dunque, dal di fuori, ma dall’interno del mondo stesso.

Maria è l’arca della nuova alleanza, perché accogliendo Colui che ha firmato con il suo sangue il patto di libertà, di giustizia e di pace porta la benedizione al popolo di Dio. Ella porta sul suo petto il giglio, umile fiore del campo, più bello e maestoso dello splendore salomonico; la radice di Davide, il tronco di Iesse, Colui che è l’albero della vita. Eva mangiò il frutto dell’albero proibito e portò nel mondo la morte; Maria, aprendosi docilmente all’azione dello Spirito generò il Salvatore. Il profeta Isaia annuncia così il Messia: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici” (Is 11,1).

Le sue braccia spalancate accolgono le gioie e le speranze, le ansie dell’intera umanità e le sollevano a Dio. Dio stesso scende in lei, e lei come madre ce lo ridona, ci ottiene il suo favore.
Maria porta sul suo petto il pane della vita, l’ostia: “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo” (Gv 6,33). Le braccia aperte di Maria indicano l’atteggiamento orante del sacerdote che presenta a Dio le suppliche dell’umanità. Maria intercede per il suo popolo il vino buono della Nuova Alleanza e anticipa l’ora messianica, la manifestazione di Cristo all’umanità (Gv 2,1-10) perché il mondo veda, vedendo creda e si converta. Generando Cristo, nella fede prima e poi nella carne, Maria genera tutta l’umanità a Dio per mezzo di Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote (Ebrei 5,5-10). Mediante tale “ardente carità”, intesa ad operare in unione con Cristo la restaurazione della “vita soprannaturale nelle anime”, Maria entrava in modo del tutto personale nell’unica mediazione “fra Dio e gli uomini”, che è la mediazione dell’Uomo Cristo Gesù. Se ella stessa per prima ha sperimentato su di se gli effetti soprannaturali di questa unica mediazione – già all’annunciazione era stata salutata come “piena di grazia”, – allora bisogna dire che per tale pienezza di grazia e di vita soprannaturale era particolarmente predisposta alla cooperazione con Cristo, unico mediatore dell’umana salvezza. E tale cooperazione è appunto questa mediazione subordinata alla mediazione di Cristo.

Avvolta in un manto azzurro Maria è sovrana dell’umanità; la tunica rossa indica il suo essere preservata fin dall’eternità da ogni contagio di colpa. Il suo volto splende dello splendore del Tabor; è luminoso della luce del Sinai perché in lei Cristo Gesù si è fatto carne (Lc 2,30-32). “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).

Con Maria l’umanità è invitata ad abitare in cielo comunicando con il pane della vita, Cristo Gesù che lei ha portato nel mondo. Arca della Nuova Alleanza, Maria ci solleva e ci rinnova; è la Mater Ecclesiae che cammina con ogni uomo facendosi serva fedele. Maria rimane il modello e la via più sicura per arrivare a Gesù. Maria Mediatrice di grazia e Madre di Misericordia rappresenta l’ideale più alto dell’amore che ascoltando crede, e credendo spera che l’amore è più forte della morte. Portando a Dio tutti i suoi figli di adozione genera pienamente Dio nel cuore degli uomini: essa li presenta a Dio e presenta Dio agli uomini. La sua mediazione materna è mediazione in Cristo, unico mediatore presso il Padre. Essa è per noi madre nell’ordine della grazia che ci ridona la vita dando al mondo l’autore stesso della vita, Cristo Signore.

A cura di P. Mario Gialletti FAM