“Questo è il mio corpo. […] Questo è il mio sangue” (Lc 22). L’istituzione dell’Eucarestia resta per i discepoli qualcosa d’incomprensibile, non riescono a cogliere il significato di quello che Gesù compie, prendono quel pane e quel vino senza capire fino in fondo cosa significa.

Madre Speranza meditando la Passione afferma: “Gesù scelse la notte della sua Passione per manifestarci la grandezza del suo amore. Infatti, proprio mentre gli uomini tramano di farlo morire, Egli pensa a preparare loro un convito per manifestare il desiderio di rimanere con loro. E mentre si cerca di cacciarlo via dal mondo per invidia, Egli trova il modo di restarci per amore” (Beata Speranza di Gesù, El pan 7). L’Amore Misericordioso crocifisso ed eucaristico riassume le infinite manifestazioni della divina benevolenza e fonda la certezza che nessuno e nulla ci potrà mai separare dal suo Amore, se non la mancanza di fede, la nostra indifferenza, o la nostra superbia (cfr. Rm 8).

Dietro la croce dell’Amore Misericordioso l’ostia ricorda che, nel suo infinito Amore, Gesù ha voluto farsi nostro pane, per entrare e rimanere dentro di noi. Una nuova incarnazione, dice Madre Speranza. Il Dio-con-noi si fa Dio-in-noi. Non desidera altro che abitare nel nostro cuore, per accompagnarci nel cammino verso il Padre e offrirsi ancora in sacrificio per noi. Madre Speranza implora il Pane eccellentissimo del Santissimo Sacramento quale alimento ordinario della nostra anima: esso – dice – è istituito per il nostro bisogno e Gesù offre se stesso a noi sotto forma di pane (cfr. Novena all’Amore Misericordioso, IV giorno).

Come Chiesa a noi rimane l’eucarestia, che è un prolungamento nella storia del cuore di Cristo. È lo stesso Magistero della Chiesa che afferma: “il sacrificio eucaristico è fonte e apice di tutta la vita cristiana. [… I fedeli] cibandosi del corpo di Cristo nella santa comunione, mostrano concretamente l’unità del popolo di Dio, che da questo augustissimo sacramento è adeguatamente espressa e mirabilmente effettuata” (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium 11).

Tutte le volte che ci mettiamo davanti all’Eucarestia, ci poniamo in una posizione di intimità con Lui, è lì che possiamo domandare tutto a Gesù, sapendo che Gesù può risponderci. È una scena di intimità stretta, è un sentire il battito del cuore di questo Dio che è anche Uomo, sentire tutto l’Amore di Cristo; e l’amore di Cristo non è solo amore, ma è amore sino alla fine (cfr. Gv 13,1). È amore anche quando non conviene. È amore quando tutti scappano via. È amore nonostante tutto.