26 settembre 2021: FESTA DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO
Al termine di questo giorno, le Ancelle e i Figli dell’Amore Misericordioso, con gioia, ringraziano il Signore per il giorno di festa che ha caratterizzato il Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza, Santuario voluto dal Signore ed edificato per mezzo della Beata Speranza di Gesù. Varie sono state le celebrazioni solenni, i momenti di lode e gratitudine, di festa, di musica e di riflessione che hanno caratterizzato i giorni precedenti a questa festa che è esplosa proprio oggi, 26 settembre. La Famiglia dell’Amore Misericordioso è stata ben lieta di accogliere il Vescovo locale della Diocesi di Orvieto-Todi, Mons. Gualtiero Sigismondi, il quale ha presieduto l’ultima celebrazione di questa giornata attorniato dai sacerdoti Figli dell’Amore Misericordioso e da vari sacerdoti del clero diocesano, ricordando a tutta l’assemblea la straordinaria grandezza dell’amore che Dio riversa sull’uomo. Ha affermato Mons. Sigismondi:
«La liturgia ci consegna una formula bellissima: Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono. La misericordia è il profondo respiro della passione di Dio per l’uomo; la misericordia è la lungimiranza della misericordia di Dio che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. La misericordia è una forza operante anche quando il movimento di conversione non è ancora compiuto ma è appena iniziato. La misericordia fa ascoltare il battito del cuore di Dio, il movimento sistorico della commozione e quello diastorico della compassione, come ci ha ricordato il profeta Osea nella prima lettura. La misericordia manifesta la bontà di Dio che si china sull’uomo, lo solleva alla sua guancia, gli insegna a camminare tenendolo per mano, indicandogli la via della carità, ci è stato ricordato nella seconda lettura (tratta da 1Cor 13): la carità che tutto spera, tutto sopporta. La misericordia di Dio tutto copre ma nulla nasconde: quanto dista l’oriente dall’occidente – ci ha detto il salmista – così allontana da noi le nostre colpe. La misericordia di Dio sovrabbonda dove abbonda il peccato; rivela che Dio è paziente, clemente, indulgente: ci ama fino alla fine. Questa espressione fino alla fine, l’abbiamo sentita nel Vangelo, quando Gesù nel Cenacolo, prima della festa di Pasqua, amò i suoi fino alla fine. Possiamo entrare stasera dentro il Cenacolo, in punta di piedi, per renderci conto di quanto sia smisurato l’amore di Dio su quelli che lo temono, per renderci conto di quanto sia vero che la misericordia di Dio pulisce cielo e terra.
Dentro il Cenacolo c’è una colonna sonora, quella del silenzio: il silenzio dei discepoli increduli nel vedere Gesù che si accinge a lavare loro i piedi. C’è grande silenzio, rotto soltanto dalla voce dell’aria e dallo sguardo dei discepoli. Proviamo ad avvicinarci ad alcuni dei discepoli per vedere da vicino la scena.
Quando Gesù lava i piedi di Pietro, gli occhi di Simone si rifugiano nel catino. Ha tentato di sottrarsi, senza riuscirci. Gli occhi di Simone cercano una via di fuga e la trovano nel catino. E così si specchiano nell’acqua e nello specchio di quell’acqua incontrano gli occhi di Gesù. Proviamo ad immaginare quando Gesù lava i piedi di Giovanni, il discepolo amato, quello che già sento la tachicardia del cuore di Gesù. Chissà, forse Gesù ha stretto i piedi di Giovanni con l’asciugatoio per fargli sentire ancora una volta il suo affetto di predilezione. Gesù, poi, lava i piedi anche a Tommaso, il discepolo che per credere vorrà vedere e toccare le piaghe del Signore. Forse Gesù avrà sfiorato i suoi piedi con la stessa dolcezza con cui Tommaso, il giorno di Pasqua, avrà osato sfiorare solo con gli occhi le piaghe del Signore che da ferite sono diventate feritoie di luce. Poi Gesù laverà anche i piedi di Giuda che, come il Vangelo ci ha ricordato, aveva già aperto il cuore al diavolo. Chissà: in quel catino, il Signore avrà versato l’otre delle sue lacrime amare per il tradimento. Gesù lavando i piedi dei discepoli ha reso loro un atto di omaggio, in ginocchio, quasi per rendere omaggio a quei piedi che avrebbero portato lontano il primo annuncio della gioia pasquale.
Fratelli e sorelle, carissimi. Questa pagina del vangelo di Giovanni ci fa toccare con mano che la misericordia di Dio ci ama fino alla fine; il Signore, attraverso il ministero dell’altare, attraverso la mediazione della Chiesa, nel sacramento della riconciliazione, continua a lavare, non solo i nostri piedi, ma anche le mani, il capo, la nostra anima, e ci restituisce l’infanzia, l’innocenza battesimale della divina misericordia.
È per me motivo di grande consolazione sapere che, questo Santuario, è uno spazio in cui ci si immerge nell’oceano della divina misericordia grazie alla disponibilità di diversi presbiteri che ogni giorno accolgono coloro che vogliono sentire la misericordia dell’amore di Dio fino alla fine. Chiediamo al Signore la grazia di non dimenticare mai che la dolcezza della divina misericordia passa attraverso il lavacro del sacramento della penitenza. Il battesimo è la prima tavola di salvezza; il sacramento della penitenza è la seconda tavola di salvezza, dopo il battesimo. Versiamo sempre senza timore nel catino del sacramento della riconciliazione le nostre lacrime: sono anch’esse preziose perché anch’esse commuovono il cuore di Dio, Padre Misericordioso. Onnipotente è la sua Misericordia».
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