In questa quaresima vogliamo porci ai piedi del Crocifisso dell’Amore Misericordioso per poter contemplare la bellezza e la grandezza dell’amore del Buon Gesù, giunto alla donazione di se stesso per la nostra salvezza. Quasi come una “rubrica settimanale”, ogni lunedì cercheremo di sviscerare gli elementi simbolici che caratterizzano l’immagine scultorea che Madre Speranza fece scolpire proprio “come voleva Gesù”.
Innanzitutto lo stare di Gesù sulla croce.
Lo stare di Gesù sulla croce è l’evidente dimostrazione di un Dio fedele alle sue promesse. Se c’è una cosa certa nella Bibbia è questa: Dio è un Dio di promessa. Promette e realizza. La speranza di Israele non si basa su una scommessa, su un vago desiderio, su dei miti o su delle fiabe. È fondata su avvenimenti storici: un tempo Dio ha realizzato ciò che aveva promesso; ancor più nella pienezza dei tempi, Dio realizza la sua promessa di salvezza.
Lo stare di Gesù sulla croce è stato oggetto molte volte dello stupore e della commozione di Madre Speranza. Ella, davanti a quell’immagine di Gesù, “ha capito” che Gesù volentieri ha accettato di prendere su di sé le miserie umane, invocando misericordia. “Gesù, morendo sul Calvario, non soccombe soltanto per l’odio dei suoi nemici, ma come vittima del suo stesso amore. Non muore perché deve, ma perché vuole; non per colpa di alcuni uomini, ma per tutto il genere umano. La sua passione e la sua morte sono la vita per il mondo” (Beata Speranza di Gesù).
Il Crocifisso dell’Amore Misericordioso evidenzia il Cristo nell’offrirsi al Padre, mosso da un’infinita carità mentre prega: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Nella crocifissione emerge la grandezza morale di Gesù, che viene presentato come modello del martire paziente. L’innocenza di Gesù viene proclamata dal buon ladrone e dal centurione pagano. Nel Vangelo secondo Luca, Gesù in croce rifiuta la violenza, perdona i suoi crocifissori e promette il paradiso al ladrone. L’evangelista quindi, presenta Gesù come colui che annuncia il perdono ai peccatori e l’amore ai nemici. Gesù diviene l’incarnazione vivente della misericordia di Dio.
Lo sguardo proteso verso l’alto, verso il Padre, diviene anche per noi atteggiamento esemplare da assumere nelle prove e nelle difficoltà, ma più in generale nella nostra vita: uno sguardo fiducioso verso il Padre che tutto conosce e tutto comprende; uno sguardo di abbandono nel Padre, certi che la sua Presenza non verrà mai meno; uno sguardo contemplativo, che possa conoscere e far proprio l’amore che Dio riversa sugli uomini; uno sguardo altruista, che ci fa abbandonare il ripiegamento su noi stessi per aprire il cuore ai desideri di Dio.